martedì 22 novembre 2016

Repubblica 22.11.16
Vaticano-Usa, il rischio grande freddo
E da Mosca il patriarca Kirill attacca: “Nozze gay come le leggi naziste, la speranza è Trump”
Le posizioni anti-abortiste del neopresidente vicine a quelle dei nuovi leader dei vescovi
di Alberto Flores D’Arcais

NEW YORK. «Non si tratta solo di un cambio nella politica della Chiesa, le parole del Papa cambiano la legge della Chiesa». Per padre James Bretzke, professore di teologia morale al Boston College, «la lettera di Francesco è molto significativa nel contesto del suo papato, che passerà alla storia come il papato della misericordia. Qui negli Stati Uniti sarà una scelta che farà discutere ». La notizia, arrivata dal Vaticano nella prima mattinata americana, è subito diventata da prima pagina per siti di news e reti tv mentre sui social network ha preso il via il solito balletto di tifoserie contrapposte.
Sono passate solo due settimane dall’elezione di Donald Trump e il tema aborto (con relative implicazioni religiose, culturale e politiche) durante la campagna elettorale ha sollevato critiche e distinguo, con diversi vescovi Usa impegnati (a volte in prima persona) a difendere posizioni che più di una volta hanno combaciato con le tesi anti-abortiste di The Donald. L’episcopato Usa — le cui gerarchie si sono formate nei lunghi anni di pontificato di Giovanni Paolo II e più recentemente in quelli di Benedetto XVI — ha assunto posizioni spesso molto critiche nei confronti del presidente Obama (per le sue posizioni su aborto e nozze gay, ma anche sulla riforma sanitaria), una linea che venne in qualche modo sconfessata da papa Bergoglio quando nel suo viaggio a Washington dello scorso anno disse che i vescovi non devono usare «un linguaggio bellicoso» ma «conquistare spazio nel cuore degli uomini».
Riunitasi a Baltimora pochi giorni dopo l’elezione di Trump, la conferenza episcopale Usa ha rinnovato i propri vertici, inviando segnali contrastanti a milioni di fedeli che — durante la campagna elettorale — erano a loro volta divisi. Per il nuovo presidente della Conferenza, il cardinale Daniel Di Nardo — arcivescovo di Galveston- Houston (Texas), considerato un conservatore — interpretare la sua elezione come un voto di sfiducia contro Papa Francesco sarebbe «una follia» («Sono un prete e un vescovo tradizionalista e ho grande rispetto e considerazione per il Papa. È una follia interpretare le mie posizioni come se fossero contro di lui»). Come numero due è stato scelto José Gomez, arcivescovo di Los Angeles (nato in Messico) che è considerato su temi come l’immigrazione (e il famoso Muro) un nemico giurato del prossimo presidente, ma sull’aborto — lui che è difensore dei latinose uomo dell’Opus Dei — potrebbe allinearsi alle posizioni conservatrici. Da Baltimora i vescovi Usa hanno inviato una lettera a Trump («Abbiamo tutta la volontà di lavorare insieme») sottolineando tra i temi principali quello della «tutela della vita». Per James Martin, un gesuita che scrive per il magazine America (la più importante rivista cattolica) l’annuncio di ieri ha «un grande significato», perché se finora c’era stato «il permesso per un solo anno, adesso questa possibilità è estesa a tempo indeterminato». E di questo tutti ne dovranno tenere conto: «Si tratta di un altro grande gesto di misericordia».
Aborto, muri, immigrazione, ma non solo. La presidenza Trump è destinata a incrociarsi su più temi con la Chiesa cattolica, sia nella versione progressista e sociale del Vaticano di Francesco, (la sua posizione su immigrati e mondo musulmano è in aperto contrasto con i programmi della prossima Casa Bianca) e del nuovo cardinale Joseph Tobin, che in quella più conservatrice il cui esponente di spicco è il cardinale Burke (colui che disse di negare la comunione ai due più conosciuti politici cattolici del partito democratico, il Segretario di Stato John Kerry e la leader del Congresso Nancy Pelosi).
Qualche attrito potrebbe esserci anche sulla Russia. Motivo? Il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, si è scagliato contro il matrimonio gay (lo ha paragonato alle leggi naziste e all’apartheid in Sudafrica, «è una cosa che contraddice le leggi della natura, quando la legge va contro i valori morali la gente si ribella») e si è detto fiducioso nella «speranza» che ha portato nel mondo la vittoria di Donald Trump. Che come è ormai noto, ha un debole per Vladimir Putin.