Repubblica 16.11.16
Se l’operazione di rafforzamento non va in
porto decade la garanzia Jp Morgan e Mediobanca e in quel caso Siena
potrebbe finire in risoluzione
Mps gela gli obbligazionisti “La banca a rischio bail-in”
Chi ha bond sarà rimborsato con percentuali fino al 100% ma dovrà comprare titoli trasformandosi in azionista
di Vittoria Puledda
MILANO.
Venti gelidi sull’aumento di capitale del Montepaschi. La banca ha
comunicato infatti che il consorzio di collocamento, capitanato da Jp
Morgan e da Mediobanca, ha vincolato la garanzia sull’inoptato
«all’esito soddisfacente » delle tre gambe di cui si compone
l’operazione di rafforzamento patrimoniale. Quindi, cartolarizzazione
dei crediti in sofferenza, conversione in azioni dei bond subordinati
(che dovrebbe partire entro fine novembre) e ricerca di anchor investor.
Se «secondo il giudizio in buona fede» di ogni partecipante al
consorzio la risposta non sarà però «soddisfacente» (criterio
qualitativo) la garanzia decade. E le conseguenze per il Montepaschi
rischiano di essere pesantissime: come scrive la stessa banca, nel caso
in cui non riuscisse a portare a termine l’aumento di capitale potrebbe
rischiare di andare in risoluzione (come le quattro good bank, un anno
fa). Il rischio arriva fino a «compromettere la sussistenza dei
presupposti per la continuità aziendale», con conseguente applicazione
della famigerata Direttiva Brrd, che prevede varie misure e come ultima
ratio anche il bail in. Del resto Mps parla apertamente di «possibile
conversione forzata dei titoli subordinati» e ancora, di «riduzione del
relativo valore nominale», se si arrivasse alla risoluzione della banca.
Ipotesi
estrema, per mettere pressione sugli obbligazionisti e convincerli a
convertire i bond subordinati? Di sicuro il passaggio - insieme alla
cartolarizzazione dei crediti in sofferenza e alla ricerca di
investitori qualificati, pronti a mettere mano al portafoglio non è
banale. Le scommesse sono per una conversione poco sotto il miliardo e
mezzo di valore nominale e una parte determinante dovrebbe venire dagli
investitori istituzionali, anche se sessantamila piccoli risparmiatori
hanno almeno la metà dei 4,3 miliardi, oggetto dell’offerta. I punti di
forza sono il premio del 30% sulle quotazioni degli ultimi giorni (e ben
più alto, rispetto ai valori minimi toccati post Brexit, quando una
parte delle posizioni attuali potrebbe essere stata accumulata da alcuni
hedge fund) che si traduce in una sorta di “sconto” sul prezzo delle
azioni che si riceveranno in aumento: il prezzo dei nuovi titoli sarà lo
stesso di quello che pagheranno azionisti vecchi e nuovi, ma chi ha un
bond che ora vale - poniamo - 76, avrà diritto a ricevere azioni per un
controvalore di 100 (prezzo di concambio dei bond Tier 2). Un vantaggio
soprattutto per chi ha comprato i bond sul mercato, pagandoli ben meno
del prezzo di emissione.
Resta da vedere la convenienza e
l’opportunità, per un obbligazionista, di trasformarsi in azionista Mps.
Se altri ci mettono i soldi e la banca si ricapitalizza, si può
pensare, quei bond verranno comunque rimborsati a 100. Anche tenersi i
bond però presenta rischi: se le cose vanno male la conversione diventa
forzata e la perdita di valore quasi una certezza. Oppure si può vendere
subito, nonostante la perdita, come consiglia Altroconsumo. Nel
frattempo a scendere ci ha pensato l’azione, che ha perso il 10%.