La Stampa 16.11.16
“Io, primo sceriffo di sinistra dico che l’esercito è inutile”
L’ex sindaco Cofferati: serve conoscere il territorio, meglio una collaborazione tra vigili e associazioni
intervista di Francesca Schianchi
«Il
sindaco Sala ha la fortuna di poter affrontare il problema della
sicurezza senza le resistenze ideologiche che hanno condizionato il
lavoro dei sindaci dieci anni fa». Quando, cioè, l’attuale
europarlamentare Sergio Cofferati, fuoriuscito quasi due anni fa dal Pd
dopo aver contribuito a fondarlo, era sindaco di Bologna. Eletto a furor
di popolo al primo turno, venne presto ferocemente criticato dalla sua
stessa parte politica per le scelte in materia di legalità.
Ora il sindaco di Milano invoca l’esercito: che ne pensa?
«L’esercito
nelle strade non solo non mi convince, ma mi sembra poco efficace. Non
conosce il territorio, può fare solo deterrenza».
Il ministro Pinotti dice però che c’è stato un calo dei reati del 30 per cento a Roma da quando sono impiegati i militari.
«A
Roma sono impiegati in numero massiccio per un evento temporaneo, il
Giubileo: è chiaro che non si possa aumentare il numero dei vigili
urbani. Ma a Milano il problema è diverso».
Secondo lei come si dovrebbe intervenire a Milano?
«Con una maggiore presenza di associazioni di volontariato, enti di mediazione culturale, e vigili urbani».
La solita ricetta di sinistra - cultura contro la violenza - che però necessita di almeno una generazione per funzionare?
«No,
bisogna avere le due cose insieme: il lavoro culturale ma bisogna
anche, se accadono eventi negativi, intervenire immediatamente. Secondo
me però è più efficace affidarsi a un concerto di forze dell’ordine e
polizia comunale che all’esercito. Tutti devono poter vivere nelle
migliori condizioni possibili: quando mancano queste condizioni, i più
penalizzati sono i più deboli».
Quando diceva queste cose dieci anni fa la chiamavano «sindaco sceriffo»…
«Nelle
intenzioni di chi lo usava era un insulto, ma nella storia americana e
nella narrazione popolare lo sceriffo ha sempre svolto una funzione
positiva di contrasto ai banditi».
Lei diceva che la sinistra
aveva il tabù della legalità perché la considerava una bandiera di
destra. Oggi Sala non è stato subissato di critiche come capitò a lei.
Forse quel tabù è rotto?
«Può darsi ci sia stata un’evoluzione
positiva nella presa di coscienza della sinistra delle condizioni da
garantire a una comunità. Lo spero. La questione è come garantire le
condizioni ideali di vita ai cittadini, evitando le semplificazioni: non
sempre sono le periferie i luoghi difficili, e non c’è un nesso
automatico tra insicurezza e immigrazione».
Lei parlò anche di maggiori poteri di polizia ai sindaci: pensa ancora sarebbero utili?
«Rispetto
a quel periodo, la situazione oggi è diversa, il problema che viene
recepito è più legato alla violenza che al danno economico. Forse oggi
una cosa sui cui riflettere non è la cessione di poteri, ma un
coordinamento molto stretto tra funzioni – prefetto, questore,
amministrazione, forze dell’ordine – gestito localmente sul territorio
per trovare di volta in volta le soluzioni migliori».
Rispetto a
quando era sindaco lei, si è fatta più urgente la crisi migratoria: se
non viene gestita bene sul territorio, crea allarme sociale…
«Non
c’è dubbio. La mancanza di regole comuni europee, la demagogia e la
drammaticità di un fenomeno destinato a diventare secolare condiziona il
sentire comune».
Come si gestisce?
«Per avere politiche
europee sull’immigrazione bisogna cambiare i trattati. E servono
politiche nazionali coerenti con quelle europee: la mancanza di questi
due aspetti appesantisce il fardello sulle spalle dei sindaci».