Repubblica 15.11.16
I dubbi di Santoro, il No di Emiliano ecco gli eretici che sparigliano
Da Pisapia a Brugnaro aumentano quelli che sulla riforma si smarcano dal proprio schieramento
Diversi i sindaci di centrodestra che, da Perugia a Udine, al referendum voteranno a favore della legge Boschi
di Giovanna Casadio
ROMA.
L’ultimo arrivato nelle file di “quelli che sparigliano” al referendum
costituzionale è Michele Santoro. «Cari amici nessuna riforma è
perfetta, così come non lo era quella del 1948 – scrive in un post su
Facebook indirizzato alla sua community - ma il nocciolo della questione
è l’alternativa a questa riforma costituzionale: quale sarebbe? Un
nuovo improbabile patto della crostata targato D’Alema-Berlusconi? Un
accordo tra Sinistra italiana e Casa Pound? Io dovrei votare No e non
avere timore di cosa accadrà dopo. Aspettando Trump». Subito arruolato
nel fronte del Sì dal comitato ”BastaunSì” .
Santoro non ci sta
all’abbraccio: «Non ho ancora deciso cosa votare il 4 dicembre, ma
voglio spostare l’attenzione sul “dopo”», spiega. Però una cosa gli
piace tanto, che è del resto nelle sue corde: «Sono eretico, e anche
sconcertato». Tra gli eretici, tra coloro che ci si attende per fede
politica su tutt’altro fronte e che invece si smarcano, c’è quindi
Santoro, il giornalista delle piazze. Questa volta alla sua analisi
online accompagna invece una esortazione: «Vi prego non rispondetemi con
un’altra domanda. O con il solito vaffanculo ». Il gruppo degli eretici
è folto. Molto apprezzati da entrambi i fronti del Sì e del No, perché
chi si smarca fa notizia e ha un effetto traino. Ecco che nella
manifestazione “i sindaci in piazza” del 29 novembre - ciascuno nelle
città a spiegare le ragioni del Sì - l’elenco vede in testa i primi
cittadini del centrodestra che si sono staccati dal fronte dei contrari:
Domenico Masone di Pietrelcina, Loredana Devietti Goggia di Ciriè,
Furio Honsell di Udine, Federico Borgna di Cuneo. Eretico è anche il
sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, a capo di una giunta di centrodestra
e che ha rivendicato la «scelta personale » per il Sì. Come l’ex
leghista Flavio Tosi, sindaco di Verona. Stessa scelta del primo
cittadino di Perugia, il forzista Andrea Romizi. L’elenco si allunga con
i tentati dal Sì della sinistra vendoliana strenua combattente per il
No con Vendola in testa: Massimo Zedda e Marco Doria, sindaci
rispettivamente di Cagliari e di Genova mantengono il profilo basso e
istituzionale, però sono critici con il No. Discorso a parte per
Giuliano Pisapia, leader della sinistra, che ha dichiarato: «Il No non
mi convince»; l’ex sindaco di Milano è preoccupato per le conseguenze
che il conflitto all’OK Corral potrà avere sul “dopo”.
Sul fronte
del No, l’eretico di maggior rilievo è il democratico Michele Emiliano.
Il governatore della Puglia ha riflettuto a lungo, poi ha fatto capire
che questa riforma costituzionale non gli sta bene e che finirà col
votare No al referendum. Convinto inoltre di avere i pugliesi dalla sua,
sia perché il referendum sulle trivelle ha esacerbato gli animi sia
perché vorrebbe mantenere la competenza sul turismo . Emiliano ha
partecipato a numerose manifestazioni per il No, anche con l’ex
capogruppo Roberto Speranza.
Con il No è schierato anche Paolo
Prodi, il fratello dell’ex premier Romano. Storico di 84 anni, ex
rettore dell’università di Trento, che con perfidia Ciriaco De Mita
definiva la «vera mente» della famiglia Prodi, si è speso per la
bocciatura della riforma: «È scritta molto male e incomprensibile », ha
detto. Accanto allo strappo della minoranza dem di Bersani e Speranza
(per il No) e allo strappo allo strappo di Cuperlo (convinto al Sì da un
patto con Renzi per cambiare la legge elettorale, l’ Italicum), covano
dissensi in ordine sparso: ad esempio, quello di Paolo Fontanelli,
cuperliano, questore della Camera, che però resta sulla posizione del
No. Infine, Rosy Bindi. Eretica per definizione, Bindi evita endorsement
tanto per il Sì come le chiede il suo partito, il Pd, che per il No,
come le chiede la minoranza dem di cui fa parte. Ricorda il suo ruolo di
presidente della commissione antimafia: silenzio istituzionale.