il manifesto 15.11.16
Renzi: “La maggioranza silenziosa è con noi”
Referendum.
Per sostenere il Sì il presidente del Consiglio richiama lo slogan
reazionario degli Anni Settanta. E gira l'Italia dalla Lombardia alla
Sicilia, mentre prepara una lettera a tutte le famiglie italiane
di Andrea Fabozzi
È
Trump, ma anche l’anti Trump. Mentre produce il massimo sforzo della
campagna elettorale, Matteo Renzi copre tutto il campo di battaglia. In
senso geografico: ieri era a Brescia, oggi sarà a Siracusa (nel
frattempo i 5 Stelle chiedono chiarimenti sull’uso di un elicottero
militare per questi viaggi elettorali). E in senso politico: Renzi
presenta il suo governo e se stesso come argine ai demagoghi «capaci
solo di urlare» (Grillo e Salvini) ma ne copia gli argomenti. E copia
anche Trump: «Io non sono come gli altri politici romani».
Il
ministro Gentiloni non perde l’occasione del vertice europeo dei
ministri degli esteri per spingere il Sì al referendum. «Dopo la Brexit e
il voto a Trump – racconta – viviamo uno dei momenti più difficili
della Ue, in questo contesto internazionale sono tutti preoccupati e mi
chiedono dei sondaggi». Nel frattempo il presidente del Consiglio gioca
con lo spread – «se c’è incertezza è ovvio che aumenta» – e gioca anche a
fare l’«anti casta». Compare agli studenti del corso di istituzioni di
diritto privato dell’Università Cattolica di Milano. Il rettore Franco
Anelli, titolare della cattedra, lo ha invitato a spiegare la «sua»
riforma costituzionale. Lui va oltre. «Io ho 41 anni e voglio cambiare
l’Italia», «la casta sta con quelli che vogliono conservare i super
stipendi», «noi non siamo qui per inseguire un vitalizio». Sono tutte
frasi di ieri.
E poi ce un’altro pensierino, scritto nella
settimanale enews: «La maggioranza silenziosa degli italiani sta con
noi». E siccome siamo in Italia e non nell’America di Nixon e nemmeno
(ancora) in quella di Trump, la «maggioranza silenziosa» non richiama
alla mente i colletti blu o i contadini delle pianure interne. Ricorda
invece quel sottobosco di cattolici conservatori, monarchici, fascisti
più o meno travisati che prese forma nella primavera di quarantacinque
anni tra Torino e Milano come reazione al movimento studentesco.
«L’Italia che lavora, produce, paga, forma la maggioranza silenziosa
degli italiani», così la presentava Adamo Degli Occhi, uno dei
fondatori, poi finito a bordeggiare lo stragismo nero con tutti gli
altri organizzatori delle prime marce codine. Che si chiamavano appunto
le marce della «maggioranza silenziosa». Ora, Renzi ha in effetti 41
anni. E se gli chiedono a quale politico cattolico si ispira risponde La
Pira o al massimo Fanfani. Però fa campagna elettorale con gli slogan
del meno memorabile Massimo De Carolis.
Nel frattempo non è ancora
tramontata la polemica per la lettera che ha deciso di spedire a tutti
gli elettori italiani residenti all’estero. Due comitati del No – quello
dei costituzionalisti Pace e Zagrebelsky e quello nato per iniziativa
di D’Alema e presieduto da Calvi – ieri hanno firmato una documento
comune per chiedere che sia fatta chiarezza su «chi ha fornito al
presidente del Consiglio nomi e indirizzi dei cittadini residenti
all’estero e da quale fonte giunga il finanziamento». Annunciando
altrimenti non solo iniziative politiche,ma persino giudiziarie:
«Qualora il governo non dia garanzia che insieme alla lettera di Renzi
siano inviate anche lettere degli altri comitati, e qualora non vi siano
adeguati chiarimenti, sarà necessario prendere iniziative presso tutte
le istituzioni competenti».
Renzi però non cambia strategia, anzi
rilancia con le lettere. Ieri sera l’agenzia Agi ha dato notizia
dell’intenzione di palazzo Chigi di scrivere anche a tutte le famiglie
italiane per convincere a votare Sì. Circa 26 milioni di lettere che,
anche alla tariffa semi gratutita che le Poste offrono in questi casi,
costerebbero oltre un milione di euro. Perché i sondaggi, ammette anche
Renzi, «dicono che il No sarebbe più forte del Sì». E mancano solo 20
giorni al 4 dicembre.