Repubblica 14.11.16
I grecisti sono un ramo morto? allora il ministero ci tagli
di
Rosario Pintaudi (Professore ordinario di papirologia, Università di
Messina) e Walter Lapini (Professore ordinario di Letteratura greca,
Università di Genova)
Caro direttore, in data 20/9/2016
è stato notificato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca (Miur) l’esito del finanziamento dei Progetti di Rilevante
Interesse Nazionale per il 2015 (Prin 2015). Pochi progetti di
antichistica sono stati finanziati, e nessuno di greco. Ripetiamo:
nessun progetto relativo al greco antico è stato finanziato. E con greco
non intendiamo solo letteratura greca, ma anche filologia greca, storia
greca, archeologia greca, papirologia. Bocciatura su tutta la linea.
Si
dovrà aspettare (forse per anni) il prossimo bando Prin, e nel
frattempo limitare drasticamente pubblicazioni, convegni e assegni di
ricerca per i giovani, nonché rinunciare del tutto a iniziative di ampio
respiro.
Sia chiaro che non intendiamo sindacare sull’operato dei
valutatori anonimi scelti dal ministero, dei quali ci guardiamo bene
dal mettere in dubbio la serietà, l’accuratezza e la serenità di
giudizio. Avremmo semmai qualcosa da ridire sul criterio della congruità
progetto/finanziamento, un criterio che si è purtroppo rivelato in
molti casi dirimente. Se un gruppo di studiosi elabora un progetto
valido, funzionale, ben articolato, promettente, scientificamente
solido, non comprendiamo come l’aver chiesto troppo denaro, o l’averne
chiesto troppo poco, possa divenire il motivo (talvolta l’unico motivo)
per cui quel dato progetto non viene finanziato. Basterebbe
evidentemente finanziarlo nella misura che si ritiene giusta.
Comunque
lo scopo di queste righe, come abbiamo detto, non è quello di levare
proteste o doglianze, bensì quello di esortare il Miur a prendere atto
della situazione e a regolarsi di conseguenza. Se l’insieme della
grecistica italiana non è riuscito a elaborare una proposta — nemmeno
una! — tale da superare il giudizio dei referees, se ne deduce
ineludibilmente che siamo in presenza di un settore inefficiente, di un
ramo morto che va tagliato al più presto, così come accadrebbe in un
istituto bancario o in una compagnia di assicurazioni.
Invero le
cose parlerebbero un altro linguaggio, dato che, per universale
riconoscimento, gli studi di greco che si fanno qui da noi sono
apprezzati ovunque, a tal punto che spesso l’Italia viene indicata come
un paese leader in questo settore: si pensi all’afflusso di docenti
italiani su cattedre e insegnamenti di greco nei principali paesi
d’Europa, nonché negli Stati Uniti.
Ma se è davvero questo ciò che
siamo — un ramo morto — allora non ci resta che auspicare (non
ironicamente, non provocatoriamente) che il Ministero predisponga al più
presto le strategie atte a congedare, o a destinare ad altri settori
della pubblica amministrazione, i docenti universitari di letteratura
greca, filologia greca, storia greca, archeologia greca e papirologia.