Repubblica 12.11.16
La guerra dei mondi di Stalin raccontata da H. G. Wells
Le strane trasferte in Urss del padre della fantascienza rivivono in un volume con i suoi appunti di viaggio
di Stefania Parmeggiani
«Mi
sembra di essere più a sinistra di lei, Mr Stalin; sono più convinto di
lei che il vecchio sistema sia vicino alla fine». L’uomo che pronunciò
queste parole a Mosca nel 1934 era un socialista anglosassone di stampo
ottocentesco, un uomo troppo moderato per credere alla rivoluzione
armata, strenuo sostenitore dell’uguaglianza sociale e delle libertà
individuali. Era Herbert George Wells, autore de La Guerra dei mondi e
di romanzi visionari che hanno segnato la storia della fantascienza, di
pamphlet, saggi, articoli di giornali e interviste. La più celebre e
criticata, quella al leader sovietico, è stata ripubblicata dalla Nuova
Editrice Berti come appendice di un libro, Russia nell’ombra, che
raccoglie le pagine di viaggio dello scrittore, finora inedite in
Italia. Viaggio che fece quattordici anni prima, nel 1920, a tre anni
dalla Rivoluzione di Ottobre. Insieme al figlio è ospite dell’amico
Maksim Gorkij a San Pietroburgo e poi a Mosca, dove incontra Lenin.
Seguirlo nell’esplorazione della nuova Russia comunista è una esperienza
affascinante. Il suo sguardo, lucido e attento, fotografa un paese
devastato dagli anni di guerra e dal blocco economico imposto dagli
stati occidentali: «L’impressione prevalente è che sia in corso in tutta
la nazione un vasto, irreparabile sfacelo». Ma a differenza della
stampa britannica, Wells sostiene che non sia stato il comunismo, ma il
capitalismo «a trascinare questo immenso, scricchiolante impero alla
bancarotta e in sei anni di estenuante guerra». Il viaggio in Russia
oltre a lasciargli in eredità un’aperta ostilità nei confronti di Marx,
lo convince del fatto che il governo dei Soviet sia «allo stesso tempo
il più temerario e il più inesperto che ci sia al mondo». I bolscevichi,
pur con tutti i difetti e le colpe — innanzitutto la pretesa di una
divisione netta tra capitalisti e proletari che esclude l’esistenza di
una classe media — sono secondo lui l’unica ancora di salvezza per la
Russia.
L’incontro con Lenin lo riempie di speranze, quello con
Stalin lo costringe a misurare la distanza tra la sua visione del mondo e
la realtà.
Nel 1934 torna a Mosca convinto che possa esistere una
via praticabile e alternativa al new deal e al piano quinquennale,
spera in una collaborazione sovranazionale e invece si scontra con un
leader, i cui crimini non sono ancora noti, che sostiene il radicale
«antagonismo tra due mondi». Le sue aspettative finiscono ben presto
travolte dalla Storia. Scrive Cecilia Mutti nella nota biografica: «La
modernità era arrivata, ed era anche peggio dei futuri distopici che
aveva immaginato nei suoi libri. Con la seconda guerra mondiale Wells
perde ogni speranza in un futuro migliore».
IL LIBRO Russia nell’ombra di H. G. Wells (Berti pagg. 160 euro 17)