Repubblica 12.11.16
Immigrazione, le bugie da rottamare
Sfatare
pregiudizi e false notizie sui flussi migratori: è l’obiettivo della
conferenza organizzata dalla Fondazione Veronesi a pochi giorni dalla
scomparsa del suo creatore e animatore
“Serve una legge che cancelli il reato di clandestinità e dia brevi permessi di soggiorno”, dice Emma Bonino
di Laura Montanari
«Non
è una catastrofe e non è nemmeno un’invasione ». Emma Bonino pensa che
il tema dell’immigrazione debba essere spogliato da molte bugie che lo
avvolgono a cominciare dal «ci rubano il lavoro» al «guadagnano 35 euro
al giorno per non fare niente». Lei e i Radicali italiani hanno ideato
un “prontuario” per sfatare leggende che sembrano costruite apposta per
creare un clima ostile contro gli stranieri che approdano sulle coste
greche o su quelle italiane dopo avventurose e spesso drammatiche
traversate in mare sui gommoni dei trafficanti. Emma Bonino sarà fra gli
ospiti dell’ottava conferenza di Science for Peace, progetto avviato
nel 2009 da Umberto Veronesi, intitolata “Migrazioni e futuro
dell’Europa”. L’appuntamento è in programma il 18 novembre
all’università Bocconi di Milano, dove ci saranno fra gli altri anche
Alberto Martinelli, presidente dell’International Social Science
Council, scienziati come Telmo Pievani e Guido Barbujani, la sindaca di
una città di frontiera come Lampedusa, Giusi Nicolini, un sociologo come
Domenico De Masi e poi Gherardo Colombo, Kathleen Kennedy Townsend e
altri. Emma Bonino interverrà sul tema del governo dei flussi migratori:
«Penso che quello che serva all’Italia oggi sia una nuova legge
sull’immigrazione, dobbiamo aggiornare le norme per poter stare al passo
con la realtà», spiega l’ex ministro degli Affari Esteri del governo
Letta. «Abbiamo bisogno di una legge che, per esempio, cancelli il reato
di clandestinità introdotto dalla Bossi-Fini, che preveda un permesso
di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione. E poi la
reintroduzione della chiamata diretta, la semplificazione delle
procedure per il riconoscimento dei titoli di studio».
Secondo le
Nazioni Unite, nel 2015 i migranti (intesi come persone che vivono in un
Paese diverso da quello di origine, quindi non soltanto i profughi) nel
mondo sono stati 244 milioni, circa il 3 per cento della popolazione
del Pianeta. L’Europa ne ospita 76 milioni, l’Asia 75, il Nord America
54, l’Africa 21, l’America Latina 9 e l’Oceania 8. Di tutte queste
persone circa il 10-15 per cento è totalmente sprovvisto di documenti. I
residenti stranieri in Italia sono circa 5 milioni: siamo il terzo
Paese dell’Unione europea, più di noi ne ospita la Germania (7,5
milioni) e il Regno Unito (5,4 milioni). Ma se si guarda all’incidenza
sulla percentuale della popolazione, si scopre che in Italia è dell’8,2
per cento a fronte del 45 del Lussemburgo, il 13 dell’Austria, il 10
della Spagna. “Questi numeri”, scrive in una nota Science for Peace,
“dovrebbero aiutarci a ridare le giuste proporzioni ai flussi migratori
che hanno interessato di recente l’Europa: certamente ingenti, ma
abbastanza modesti in termini globali”.
Alla conferenza alla
Bocconi interverrà, fra gli altri, il professor Massimo Livi Bacci, uno
dei massimi esperti di demografia: «Potremmo ricordare che alla fine
della Seconda guerra mondiale, quando vennero ridisegnati i confini di
Germania, Polonia e Urss, i rifugiati furono fra i 15 e i 16 milioni o
che quelli dell’ex Jugoslavia fra gli anni 1992 e 1993 furono tra i 700 e
gli 800mila, mentre se prendiamo gli esodi via mare dell’anno scorso
arrivati in Europa, siamo a oltre un milione». E allora perché tutto
questo allarme? «La questione rifugiati», risponde Livi Bacci, «sta
mettendo a nudo la disunione dell’Europa. Ci sono Stati che giocano al
“Lego migratorio” alzando, in certi posti, dei muri. Quello che emerge
sono le enormi difficoltà da parte dell’Ue».
Va detto però che nel
mondo il fenomeno dei profughi ha raggiunto livelli senza precedenti:
si contano 40 milioni di sfollati, 21 milioni di rifugiati (sia
politici, sia economici, cioè quelli che fuggono dalle povertà). Il
fatto più preoccupante è che, come sottolinea nel presentare
l’iniziativa di quest’anno Science for Peace, questa situazione è
destinata ad aggravarsi sia per “l’instabilità politica delle regioni
dalle quali i migranti si muovono, sia per l’esponenziale crescita
demografica mondiale. Per disegnare una strategia di risposta possibile è
necessario uno straordinario sforzo politico, culturale e scientifico”.
A parte la pace, bisogna “mettere in atto strumenti per raggiungere una
sostenibilità dal punto di vista agricolo e climatico. In secondo, per
migliorare la salute delle persone sono indispensabili maggiori
investimenti in ricerca, prevenzione e cura delle malattie”. In Africa
uccidono oltre alle armi, patologie facilmente debellabili con vaccini o
con accorgimenti igienico- sanitari. Da qui l’importanza di promuovere
politiche di pace e di cooperazione dal momento che è chiaro che
l’accoglienza, pur necessaria, non potrà da sola garantire il futuro ai
popoli in cammino.
L’autore Adrian Paci ha vinto l’Art for Peace Award