La Stampa 12.11.16
Leopardi batte Harry Potter
Questo
libro è un mistero. Non so a che genere letterario appartenga un
racconto in seconda persona, ma la sua essenza è quella di una biografia
«universale» e «possibile», dal momento che i capitoli sono quelli
delle età della vita di tutti, dalla culla alla tomba.
Questo
libro è un mistero. Pensavo lo avrebbero apprezzato in pochi, e non so
spiegarmi perché sto affrontando incontri di dediche che durano anche
sei ore. Giovani, studenti di scuola o dell’università, lavoratori,
insegnanti con i loro alunni, genitori con figli... formano una coda
paziente, infreddolita, divertita, in cui si parla di libri e nascono
amicizie.
Questo libro è un mistero. Concepisce, in un tempo di
bit, la parola come la più raffinata tecnologia mai sviluppata
dall’uomo, tanto che, all’apertura delle prenotazioni per il racconto
teatrale gratuito che nei prossimi mesi porterò in giro per l’Italia,
con l’aiuto di Gabriele Vacis e Roberto Tarasco, i mille e più posti dei
teatri sono andati esauriti in meno di 10 minuti.
Questo libro è un mistero, perché è un libro su e con Giacomo Leopardi. E i ragazzi sono i primi a leggerlo.
Questo
libro è un mistero come lo è la bellezza, che non si può programmare a
tavolino, semplicemente accade e si sottrae sempre a qualsiasi formula
ideologica.
Però.
Questo libro non è un mistero, perché
Leopardi voleva scrivere una «Lettera ad un giovane del XX secolo», come
dice nel suo Zibaldone, perché sapeva che cosa avremmo perduto.
Questo
libro non è un mistero, perché parla di un classico e non siamo noi a
leggere i classici ma i classici a leggere noi, soprattutto quando ci
insegnano l’arte di essere uomini e donne con le loro quotidiane
fragilità, senza cercare in esse alibi, ma nutrimento per una vita più
piena, come la ginestra nel deserto.
Questo libro non è un mistero
perché è un libro pieno di una speranza lunare: non nasconde nulla del
notturno della vita ma, come fece Leopardi, vi cerca la luce, perché la
poesia cresce nella contraddizione e di essa si nutre, ma non la
nasconde, né dietro fughe illusorie né dietro ideologie rassicuranti.
Questo
libro non è un mistero perché siamo un Paese che sta deludendo migliaia
di studenti con il suo sistema scolastico autoreferenziale, più attento
a programmi e burocrazia di quanto si occupi delle vite reali di
insegnanti e ragazzi.
Questo libro non è un mistero, perché i
ragazzi non ne possono più del consumismo con cui riempiamo il loro
smarrimento, e sanno riconoscere, in mezzo alle urla, chi sa sussurrare
la verità, come Leopardi.
Questo libro non è un mistero, perché la
letteratura serve a rendere la vita di tutti più trasparente e
abitabile, proprio quando non riusciamo più a vedere oltre la siepe.
Eppure.
Questo
libro è soltanto un libro, la sua vita finisce dove comincia quella del
lettore, per la vita interiore del quale vuole essere una gioiosa
chiamata contro la dittatura del quieto e disperato vivere.
Questo
libro non è soltanto un atto di ribellione ma, con sgrammaticato
neologismo, un atto di «ribellezza»: la guerra che dobbiamo
intraprendere giorno per giorno, per fare, come scriveva il
fragile-fortissimo Leopardi della sua poesia, in un uno degli ultimi
pensieri dello Zibaldone, «una cosa bella al mondo, sia essa o non sia
conosciuta per tale da altrui».