Repubblica 12.11.16
Il senso della preghiera
risponde Corrado Augias
GENTILE
Corrado Augias, il ricorso alla preghiera sembra avere finalità
diverse. Per il professor Recalcati la preghiera è la forma più alta
della gratitudine verso l’Altro, con la quale si ringrazia del dono
dell’essere. Per il teologo Mancuso c’è nella preghiera un richiamo alla
nostra precarietà; cita Wittgenstein che, al fronte (1916), sostenne
che «pregare è pensare al senso della vita». Personalmente ricordo
l’invocazione, in bergamasco, di una ”perpetua” al Signore, tra un
rosario e diverse giaculatorie: “«Raccomandaghe tut i noster suldat»
(fronte russo, 1943). Per molti credenti la preghiera è una richiesta di
intervento divino per sopperire a necessità vitali che l’essere umano
non riesce a soddisfare. Difficile orientarsi per chi non prega.
Franco Ajmar, Genova
VOGLIO
confondere ancora di più le idee al signor Ajmar citando da Spinoza —
Trattato teologico- politico (VI,4) — un breve passo dove si parla dei
miracoli e, per estensione, della preghiera: «Nulla accade in natura che
contraddica le sue leggi universali, non c’è neanche una cosa che non
si accordi con esse o da esse non consegua. Tutto ciò che accade,
infatti, accade per l’eterno volere e decreto di Dio ossia, tutto ciò
che accade, accade secondo leggi e regole che implicano eterna necessità
e verità. Pertanto la natura conserva sempre leggi e regole che
implicano un ordine fisso e immutabile. Né alcuna sana ragione ci
persuade ad attribuire alla natura una potenza e una virtù limitate e a
stabilire che le sue leggi siano valide per alcune cose soltanto e non
per tutte. Infatti, poiché la virtù e la potenza della natura è la
stessa virtù e potenza di Dio, e le leggi e i decreti della natura gli
stessi decreti di Dio, si deve credere senz’altro che la potenza della
natura è infinita e le sue leggi così ampie da estendersi a tutto ciò
che l’intelletto divino comprende (per cui si può dedurre che — ndr) il
termine “miracolo” può essere inteso solo in relazione alle opinioni
degli uomini e non significa altro che un evento la cui causa naturale
non possiamo spiegare con il modello di una cosa già nota». Secondo il
grande filosofo e teologo Baruch Spinoza, il mondo è governato da un
insieme di leggi e di regole che hanno assoluta e inderogabile
necessità. Infatti Dio e Natura coincidono («Deus sive Natura»,
asseriva). Richiedere con la preghiera o con la richiesta di un miracolo
una modifica di queste regole significa turbare nello stesso tempo le
leggi naturali e la volontà divina che quelle leggi ha stabilito e a
quelle sovrintende. Il filosofo aggiungeva che insistere in richieste
del genere è una manifestazione superstiziosa e, in casi estremi,
addirittura blasfema. Molto più modestamente, e al di fuori di ogni
stretta logica filosofica, qui si può aggiungere alle definizioni date
(su Repubblica) da Recalcati e da Mancuso, una terza definizione
possibile: preghiera come invocazione di un’anima bisognosa di conforto o
di consiglio che, non trovando intorno a sé adeguati punti d’appoggio o
persone cui rivolgersi, invoca segretamente una qualche potenza
superiore per non smarrirsi nella sua solitudine. Come negare a qualcuno
una tale possibile consolazione?