Corriere 12.11.16
Medio Oriente in guerra per cambiare i confini
risponde Sergio Romano
Le chiedo di conoscere il suo pensiero sul proposto «Sunnistan» di cui si è parlato anche sul Corriere
Nerio Fornasier
Caro Fornasier,
La
proposta di uno Stato sunnita in Mesopotamia venne avanzata da John
Bolton, un neoconservatore che fu rappresentante degli Stati Uniti
all’Onu per un breve periodo durante la presidenza di George W. Bush.
Pur senza dirlo esplicitamente Bolton constatava che il progetto
americano per la ricomposizione in Iraq di uno Stato multi-etnico e
multi-religioso (sunniti, sciiti, cristiani, arabi, curdi e turcomanni)
era fallito. Di questa situazione, a Bagdad, avevano approfittato gli
sciiti che governavano ormai, con l’aiuto dell’Iran, una buona parte
dell’Iraq. Per evitare che gli ayatollah di Teheran diventassero i
padroni del Paese, era meglio, secondo Bolton, creare uno Stato sunnita
che avrebbe avuto bisogno, per sopravvivere, dell’amicizia e del
sostegno degli Stati Uniti.
La proposta non ebbe alcun seguito, ma
era certamente indicativa del disordine e del malessere che stanno
rimettendo in discussione i confini dell’intera regione. Quando si
accordarono per la spartizione dell’Impero Ottomano, durante la Grande
guerra, la Francia e la Gran Bretagna crearono Stati che rispondevano
alle proprie ambizioni piuttosto che a quelle dei loro popoli: una
Repubblica libanese e una Repubblica siriana sotto tutela francese, un
Regno di Transgiordania e un Regno dell’Iraq sotto tutela britannica.
Oggi, con la eccezione della Giordania, questi Stati sono afflitti da
guerre intestine e potenziali conflitti civili. Le loro minoranze
aspirano all’indipendenza mentre una potenza confinante, la Turchia,
sembra decisa ad approfittare delle circostanze per rivedere gli accordi
del primo Dopoguerra e tornare in possesso di qualche territorio
perduto. Non è tutto. Accanto agli Stati tradizionali esiste una nuova
entità politica e religiosa. È lo Stato Islamico, una fanatica milizia
armata che aspira alla riunificazione del mondo arabo e alla creazione
di un nuovo Califfato. In teoria l’Isis è nemico di tutti e la sua
minaccia dovrebbe favorire una grande alleanza fra i maggiori
protagonisti della regione.
Ma in questa alleanza ogni nemico
dell’Isis è anche nemico di qualcun’altro. Il caso più evidente è quello
della Turchia, nemica del Califfato, ma anche decisa a impedire la
nascita di uno Stato curdo. Prima o dopo, tuttavia, occorrerà rifare i
confini di almeno due Paesi: Siria e Iraq. E occorrerà decidere se sia
possibile negare una patria a coloro che hanno così ammirevolmente
combattuto contro un nemico comune.