La Stampa TuttoScienze 30.11.16
Anche noi umani siamo Ogm, improbabili pronipoti di microbi sapienti
Le scoperte del biofisico Falkowski sulla vita sul Pianeta Terra e la straordinaria coabitazione dei microrganismi con gli umani
di Marco Pivato
Se
dovessimo credere a una gerarchia di Dei che a tutti ha concesso la
vita e mantiene gli ecosistemi, allora dovremmo adorare dei microbi.
Apparsi almeno 3,75 miliardi di anni fa, sono la prima forma vivente
dopo la formazione della Terra. Attorno a 2,4 miliardi di anni fa,
evolvendosi in esseri capaci di produrre ossigeno, hanno reso il nostro
pianeta abitabile, spianando la strada alle specie che conosciamo, uomo
compreso. E, con tutta probabilità, non solo a tutte le specie che
conosciamo: esobiologi e astrofisici ritengono che proprio i microbi
sarebbero i maggiori candidati come specie aliene, laddove ci siano le
condizioni nel cosmo.
Questi «Dei» continuano oggi a permettere la
vita: batteri e microorganismi lavorano in simbiosi dentro di noi,
indispensabili a funzioni vitali come la digestione e l’assorbimento dei
nutrienti, nelle parti basse dell’apparato digerente così come nella
bocca ma anche sulla pelle. Erano nostri coinquilini anche milioni di
anni fa, quando molti, da «aiutanti» simbionti hanno, poco alla volta,
integrato il proprio Dna con il nostro, divenendo a tutti gli effetti
parte del nostro organismo. È il caso dei moderni mitocondri, le nostre
«centrali» energetiche, un tempo procarioti autonomi che si sono
introdotti nella cellula umana, circa 1,5 miliardi di anni fa,
integrandosi e diventando uno dei nostri più importanti «ingranaggi».
Invisibili e onnipresenti
Ci
hanno dato la vita, ci hanno donato gli strumenti per sostenerla e
perpetuarla. Oltre che invisibili sono onnipresenti e, per alcuni
aspetti, onnipotenti: quelli che chiamiamo «estremofili» vivono in
geyser, vulcani sottomarini, ghiacciai e, probabilmente, nello spazio
siderale: il racconto non è da meno rispetto a quello biblico, solo per
nulla mistico, oltre che più originale e credibile. L’essere stati
padroni del Pianeta per l’85% della sua esistenza, cominciando il
proprio lavoro miliardi prima dell’apparizione delle specie estinte e
viventi, fa di loro i veri padroni della Terra. Tutto quanto sopra
compone la lezione dell’oceanografo e biofisico della Rutgers University
(New Jersey), Paul Falkowski, autore de «I motori della vita. Come i
microbi hanno reso la Terra abitabile» (Bollati Boringhieri).
La
riflessione di Falkowski non è dissimile al sunto che fece Sigmund Freud
agli inizi del secolo scorso. Il padre della psicoanalisi aveva messo
insieme quelle che, secondo lui, erano le tre grandi umiliazioni
all’orgoglio umano: l’opera di Niccolò Copernico, che spostava una volta
per tutte l’uomo dal centro dell’universo; l’opera di Charles Darwin
che, dimostrando come l’uomo derivasse da scimmie antropomorfe, aveva
tolto l’uomo dal podio della creazione; e l’opera di Freud stesso che,
ipotizzando l’esistenza dell’inconscio, sfrattava l’uomo da casa
propria. Che le si prendano come umiliazioni o meno, è vero che la
scienza, soprattutto negli ultimi anni, ha ridimensionato drasticamente
il ruolo dell’Homo sapiens, rendendolo un protagonista minore, ma al
prezzo di presentarci una Natura molto meno monotona e più misteriosa di
quella frequentata da un Dio onnipotente e dalla sua creatura preferita
e peccatrice.
Teorie complottiste
Falkowski torna poi su un
punto-chiave, la fruttuosa coabitazione tra microorganismi e uomini:
«Il nostro microbioma intestinale - spiega - è simile a quello di alcuni
dei nostri parenti stretti, come i gorilla e scimpanzé, ma differisce
significativamente da altri animali». E a partire da questa spiegazione
l’autore mette una pietra sopra sulle varie teorie complottiste attorno
agli Ogm. «È inutile - sostiene - parlare di presenza, opportunità o
rischi degli organismi geneticamente modificati, perché è un discorso
storicamente superato: sono previsti dalla Natura e i più riusciti siamo
noi homo, in quanto frutto della fusione tra il Dna microbico e umano,
in tempi molto antichi».
Tuttalpiù - specifica Falkowski - se
dobbiamo parlare di ingegneria genetica è opportuno discutere dei
progetti sulla vita artificiale. Ci riferiamo agli esperimenti di Craig
Venter e ai progetti di programmare geneticamente alcuni microoganismi
perché, per esempio, depurino le acque, degradino le plastiche o
sequestrino l’anidride carbonica. «Mi preoccupa - avverte Falkowski - il
fatto che questi microorganismi manipolati siano artificiali e non
semplici Ogm. Non rimanendo nulla del genoma naturale, potrebbe esserci
il rischio che questi microbi divengano “inaffidabili”, alterando i
cicli biologici». Non ci vorrà molto per scoprirlo.