La Stampa 9.11.16
Preoccupano i sondaggi, il No dieci punti avanti al Sud
Referendum, Renzi scommette sul Nord Ovest per il traino al Sì
di Carlo Bertini
I
 primi ad essere scettici, pur sperandoci, sono gli stessi renziani, che
 a questo punto della giostra, con i sondaggi sempre bloccati sul segno 
meno, si attaccano a qualsiasi spiraglio di luce gli venga fornito. E 
l’ultimo in ordine di apparizione è quello sciorinato dai guru americani
 di stanza al Comitato: che hanno spiegato con dovizia di particolari 
perché, malgrado tutti i sondaggi diano sempre in testa il No di varie 
lunghezze, il Sì sarebbe ancora in partita e la scommessa va giocata 
puntando sulle regioni del nord, specie al nord ovest. Tradotto in poche
 parole un lungo ragionamento, di cui ovviamente è stato messo a parte 
il premier, il succo è semplice: siccome le regioni del nord sono quelle
 dove l’affluenza al voto nelle ultime tornate è più alta ed essendo 
quelle dove il Sì è più forte rispetto ad altre zone d’Italia, 
potrebbero far da traino ad una ipotetica rimonta finale, ad oggi ai più
 del tutto imprevista. Uno dei pilastri del renzismo nella trincea del 
Senato, il fiorentino Andrea Marcucci, la mette giù così: «I sondaggi ci
 dicono che il sì è particolarmente forte nel nord-ovest ed è ampiamente
 in partita anche nel nord e centro Italia: sono le aree del paese dove 
storicamente si vota di più, questo è certo un buon viatico per il 
referendum del 4 dicembre».
Sicilia tira la volata al No
Parole
 speranzose dunque, che si scontrano con una vulgata di segno opposto, 
secondo cui invece il fronte del No sarebbe in vantaggio pure in 
Piemonte, Liguria, oltre che nel Veneto e nel nord est. E la speranza di
 una rimonta si scontra poi con una realtà dura da digerire negli altri 
fronti di battaglia dove le cose vanno male: e cioè il sud, specie in 
due regioni come la Sicilia e la Puglia. «Anche se il governo con noi è 
stato molto serio, affrontando le aree di crisi, i problemi di 
infrastrutture e di finanza pubblica, da noi il Sì è dato indietro di 
oltre dieci punti», ammette Fausto Raciti, segretario regionale del Pd 
siciliano. E anche Anna Finocchiaro non è da meno, convinta che 
«purtroppo» il distacco nella sua regione sia perfino superiore. Dunque,
 sul nord come bacino potenziale per una vittoria ai punti si 
concentrano le scommesse del “giglio magico”, come spiega un altro 
fedelissimo di Renzi, il segretario della Toscana Dario Parrini: «Il 
nord è l’area più produttiva dove il ceto moderato e imprenditoriale è 
il più attrezzato a capire che il Sì è fondamentale per le dinamiche 
economiche del paese». Nella sede del Comitato del Sì a Santi Apostoli 
analizzano i sondaggi comparati di vari istituti secondo cui «nel nord 
ovest è in testa il Sì, nel nord est avanti il no con una percentuale 
del 2-3%, il centro è da considerarsi pari, anche se per due istituti su
 quattro è in testa il no. Mentre al sud e nelle isole è fortemente in 
testa il No». Ecco in una siffatta realtà, il messaggio ottimistico è 
che il nord ovest e il centro sono le regioni con le serie storiche di 
maggiore partecipazione al voto «e ce la giochiamo in tutti e tre». E 
quindi il Si spera in un’ affluenza alta al centro nord e bassa nel sud.
Il fattore Berlusconi
Ma
 c’è un altro fattore, evocato questa volta nel back stage della 
Leopolda dal “giglio magico” con Renzi, che assomiglia più ad un 
auspicio che ad una convinzione: e cioè che la maggioranza silenziosa di
 indecisi (ancora quotati tra il 25-30%) «per un motivo o l’altro scelga
 la stabilità, puntando sul governo, grazie magari a qualche 
provvedimento della manovra, o per paura del salto nel buio», spiega un 
dirigente vicino al premier. Che evoca «quello che succedeva con 
Berlusconi, la grande risalita improvvisa che i sondaggi non 
evidenziavano...».