La Stampa 8.11.16
Verdini
“Il Pd ormai è finito si aprono praterie, Matteo si allei con me”
Il leader Ala: la minoranza finirà come Fassina
di Andrea Carugati
«Avete
visto cos’è successo alla Leopolda? Il Pd ormai è finito, tra Renzi e
la minoranza le strade si dividono. E per il centro che vogliamo
costruire si aprono praterie in una coalizione con il Pd». Domenica
sera, palazzo Ferrajoli, enormi finestre affacciate su palazzo Chigi.
Denis Verdini è uno degli ospiti d’onore della serata di beneficenza per
Amatrice organizzata dal deputato piemontese di Scelta civica-Ala
Mariano Rabino, con la collaborazione dell’Ente Fiera del tartufo bianco
di Alba e dello chef stellato Massimo Camia. Verdini siede al tavolo
d’onore con la figlia Francesca accanto al viceministro Enrico Zanetti,
al deputato di Forza Italia Antonio Angelucci, suo vecchio amico, e al
sottosegretario alla Difesa di Ncd Gioacchino Alfano. Dopo un antipasto
di carne cruda ricoperta di tartufo, il leader di Ala s’infila in un
terrazzino per l’immancabile sigaretta.
Il suo pronostico per il referendum?
«Sono convinto che il Sì alla fine vincerà. Gli italiani capiranno la portata di questa riforma».
In quel caso l’Italicum cambierebbe ugualmente?
«Certamente,
le modifiche della legge elettorale sono praticamente già cosa fatta:
via il ballottaggio e premio alla coalizione che supera una certa
soglia».
Crede che l’accordo nel Pd, con la bozza sulle modifiche, avrà un esito positivo?
«Quella
bozza non conta niente. Il Pd da solo non ha i numeri al Senato per
cambiare l’Italicum e dunque Renzi deve trattare con noi e con Alfano».
Cambiate l’Italicum per paura che il M5S vinca al ballottaggio e si prenda palazzo Chigi?
(Verdini
aspira un’ampia boccata di fumo). «Cambia perché sta cambiando lo
scenario politico. Il Pd si sta spaccando. E per Renzi è necessario
mettere in piedi una coalizione con una forza di centro. Noi lavoriamo
per questo. Ci sono praterie per una forza moderata alleata col Pd».
Se vince il Sì lei prevede che la legislatura arrivi alla fine?
«Bersani,
se potesse, il governo l’avrebbe già fatto cadere. Ma al dunque non ha i
numeri: può contare sui soliti Gotor, Fornaro, Migliavacca, Casson. Ma
arriva sì e no a 12 senatori e non gli bastano. Molti senatori della
minoranza al dunque non voterebbero contro il governo».
Cosa vede nel futuro della minoranza Pd?
«In
ogni caso, anche se vincesse il No, non me li immagino correre alle
prossime elezioni insieme a Renzi. Finiranno come Fassina, D’Attorre e
Civati, ai margini della vita politica. Perché la gente che ce l’ha con
Renzi vota i grillini, mica loro. Per Bersani non ci sono spazi da
riempire».
Civati era stato notato anche da Berlusconi per la sua capacità di stare in tv…
«Silvio nota tutti, basta che siano bravi nei talk show. Ma fare politica è un’altra cosa».
Anche lei era a Firenze nel fine settimana. Ha pensato di fare un salto alla Leopolda?
«Assolutamente no… io ero ad una iniziativa per il Sì con Marcello Pera».
Finita
la sigaretta, Verdini torna al tavolo, corteggiatissimo dai numerosi
ospiti della serata di beneficenza. A fine cena un piatto di tartufi
viene messo all’asta e il primo a farsi avanti è proprio lui, che si
aggiudica le preziose trifole per 2400 euro, in cordata con altri due
facoltosi ospiti. Ed è anche il primo a saldare il conto, tirando fuori
800 cash dalle tasche. «Allora, li volete ’sti soldi?», domanda sornione
agli organizzatori.