La Stampa 8.11.16
Mastandrea: non voglio fare imitazioni
Per questo non ho letto “Fai bei sogni”
Parla il protagonista del film di Bellocchio ispirato al best seller di Gramellini
di Fulvia Caprara
Per
interpretare il protagonista di Fai bei sogni, Valerio Mastandrea non
ha utilizzato tecniche di immedesimazione, non ha fatto nulla per
trasformare il suo aspetto, non si è documentato per mesi come magari
avrebbero fatto tanti suoi colleghi d’oltreoceano: «Quando ho incontrato
per la prima volta Massimo Gramellini gli ho detto: “Nel film non ti
cercare, almeno non fisicamente, non come se fossi davanti a uno
specchio”».
Gli scambi, da quel momento, sono stati rari: «Valerio
- scherza Gramellini - non mi ha più rivolto la parola. Sostiene che,
nel momento in cui sono entrato nella sua stanza per conoscerlo, la Roma
abbia sbagliato un rigore». Ma la verità, quella seria, è un’altra:
«Non sarebbe stato giusto che il film riprendesse piattamente il
personaggio del libro, e infatti io mi vedo molto diverso dal
protagonista sullo schermo. Più leggero, più ironico. Differente in
tutto, anche nel rapporto con le donne. A me potrebbe capitare che
chiedano di starmene un po’ zitto. Valerio, nel film, è tutto il
contrario».
La sceneggiatura di Fai bei sogni (edito da Longanesi)
è firmata dal regista, da Valia Santella, da Edoardo Albinati, non
dall’autore del romanzo: «Ho chiesto a Bellocchio di cambiare tutto, ma
gli ho anche detto che mi sarebbe piaciuto ritrovare l’umore del libro.
Chi vedrà il film ne ritroverà lo spirito». Per Mastandrea la prova con
Bellocchio era un appuntamento importante, atteso da tempo: «Io e Marco
ci conoscevamo da molto, la sua chiamata è arrivata improvvisa, ho
capito subito che era l’occasione giusta per lavorare insieme».
Il
primo passo non è stato leggere il romanzo: «L’ho fatto volutamente,
proprio per non incappare in facili tentazioni imitatorie, che avrei
comunque disatteso, e soprattutto perché volevo cercare il personaggio
di Massimo sul copione, non tra le pagine del racconto. Un film e un
libro hanno due differenti caratteri espressivi. È sempre bene tenerlo a
mente».
Ma il punto non è solo questo: «Ho un mio problema di
deficit tecnico, non mi affido mai a questo aspetto della recitazione,
non l’ho fatto nemmeno quando ho interpretato Rugantino anche se tutti
mi raccomandavano di guardare le versioni precedenti. E poi non avrei
mai potuto essere un vero Gramellini, per provenienza territoriale e
fede calcistica. Anzi, forse in quel campo siamo accomunati dal vivere
il tifo con dolore».
Sul set di Fai bei sogni (da giovedì in 250
sale e a Natale nei cinema francesi, dopo essere stato venduto in 30
Paesi del mondo) Mastandrea ha recitato al fianco di Miriam Leone,
legame passeggero di «un Massimo che non ha ancora imparato ad amare», e
soprattutto di Bérénice Bejo, la diva francese di The Artist che qui
interpreta Elisa, la donna della rinascita: «Quando si fa un film che
parla di un dolore tanto profondo - dice l’attore - si tende a escludere
l’idea che ci si possa divertire. E invece quello del cinema è un
mestiere incredibile. Noi durante le riprese ci siamo divertiti
tantissimo».
Un clima di complicità che traspare anche adesso,
durante la presentazione romana dell’opera, con Bejò e Mastandrea che
non smettono di ridere e scherzare: «Mi sono trovata sul set - rivela
l’attrice - con un signore come Bellocchio che mi ha incantato e che
mostrava più energia di tutti noi insieme. Vorrei arrivare alla sua età
con un entusiasmo così intatto».
Adesso il giudizio sulla
trasposizione d’autore di un best seller che ha venduto un milione 350
mila copie, spetta al pubblico: «Un film - avverte Mastandrea - serve a
emozionare. Come i libri. Ma un libro te lo immagini, un film lo vedi».
Marco Bellocchio lo ha girato partendo dall’amore immenso «non
patologico, non nevrotico» che, nella storia, lega la madre al suo
bambino: «Un amore che non ho conosciuto, ma in cui, da autore, mi sono
immedesimato».