lunedì 7 novembre 2016

La Stampa 7.11.16
Michael Walzer
“Hillary è vincente ma non convince gli elettori di sinistra”
intervista di Paolo Mastrolilli

«Sono terrorizzato», comincia Michael Walzer. Poi il filosofo di Princeton aggiunge: «Penso ancora che vincerà Hillary, ma ci aspetta un periodo di grande turbolenza negli Stati Uniti».
Perché è terrorizzato?
«L’entusiamo per Clinton non c’è, la distanza da Trump nei sondaggi è troppo ridotta, e in molti stati decisivi lei non è avanti».
Perché Hillary annaspa?
«Non è un grande candidato; non è brava con la gente; è stata oggetto di una lunga campagna di vilipendio che ha creato sospetti ed ostilità, a cui si è aggiunta la vicenda delle mail e l’Fbi».
Pensa ci sia stato un complotto dell’Fbi per bloccarla?
«Un pessimo giudizio da parte del direttore, o un complotto. Di sicuro Comey ha agito contro tutte le regole e le consuetudini».
Lei però aveva avuto difficoltà anche durante le primarie, quando Bernie Sanders l’aveva battuta sui temi.
«È vero, ma ora sta correndo sulla base della piattaforma più progressista mai adottata dal Partito democratico. Non capisco come circa il 2% degli elettori di sinistra, cioè oltre 2 milioni, possa considerare di votare per la candidata verde Jill Stein, e rischiare così un nuovo caso Nader che dia la presidenza a Trump».
Sui temi ora Hillary ha le posizioni giuste?
«I temi principali della campagna sono due: la sua onestà, e la follia di Trump. Non dovrebbe essere così, non si è minimamente discusso di politica. Lei ha le posizioni giuste, ma in alcun casi non può dirle. Ad esempio, su Obamacare Clinton sa che è necessaria una nuova riforma. Però non può ammetterlo, perché ora non può dare l’impressione di criticare il presidente».
Sulla questione dell’onestà non ha commesso errori?
«Certo. Le mail private sono state una follia. Capisco che lo ha fatto per proteggersi, dopo anni di attacchi da parte della destra, ma è stato un grave sbaglio. Poi non doveva tenere discorsi segreti pagati migliaia di dollari, davanti a ricchi banchieri: queste sono cose che può fare un repubblicano».
Alcuni analisti dicono che Clinton è un cattivo candidato, ma potrebbe essere un buon presidente. E’ d’accordo?
«Sì, perché ha la durezza che è mancata ad Obama. Se vincerà, con la maggioranza al Senato, potrà fare molto più di lui».
Perché ha paura di Trump?
«È una persona instabile e imprevedibile. Se vincerà, spero che il Partito repubblicano avrà la forza di mettergli intorno persone abbastanza intelligenti e forti, per riuscire a contenerlo».
Cosa teme che potrebbe fare?
«La mia prima preoccupazione è la politica estera. Potrebbe subito incontrare Putin e svendere gli alleati dell’Europa orientale. Ma è pericoloso perché i suoi programmi sono vaghi, punta sulle differenze razziali per dividere, e nessuno sa davvero cosa farà».
Però ha vinto le primarie, e almeno il 40% degli americani sta con lui. Perché?
«Primo, la crisi economica e la disuguaglianza, provocata dal fallimento del modello neoliberista. Secondo, la presenza di molti bianchi arrabbiati, perché sentono che il paese non è più loro. Probabilmente hanno ragione: l’America presto non avrà più una maggioranza bianca. In più le donne sono già la maggioranza nel paese: non va sottovalutato il fatto che molti uomini votano contro Hillary solo perché è donna».
Da qui nasce l’ondata di populismo che spazza Usa ed Europa?
«Negli Usa dipende da due fattori: l’economia e la tensione razziale. Un fenomeno simile c’era già stato a metà dell’Ottocento, quando i Wasp avevano perso la maggioranza nel paese per l’immgazione di irlandesi, italiani, ebrei, russi, tedeschi. Avevano resistito ma avevano perso e si erano dovuti rassegnare. Questa storia si sta ripetendo, ma credo che se risolveremo il problema economico, anche quello razziale verrà superato».
E in Europa?
«Il modello neo liberista, senza il temperamento di regole social democratiche, è una ricetta molto pericolosa».
Cosa dice dell’America il fatto che in questa campagna non si sia parlato di politica?
«È un segnale molto brutto, ma credo che dipenda dai candidati».
Viste le tensioni, non teme l’instabilità anche dopo il voto?
«Sì, senza dubbio. Stiamo attraversando un periodo di profonda trasformazione, che crea forti risentimenti. Ci aspettano problemi seri, anche violenze, chiunque vinca».