La Stampa 7.11.16
Sotto il segno dei gemelli, mai così tanti in Occidente
I
motivi sono l’aumento dell’età delle madri e delle terapie per la
fertilità Preziosi per la scienza: permettono di misurare l’influsso di
genetica e ambiente
di Fabio Di Todaro
Monozigoti
I più efficaci per la ricerca. Nelle loro cellule il Dna è analogo: se
uno si ammala e l’altro no la risposta va cercata all’esterno
Negli
Stati Uniti c’è chi, osservando i dati dal 1980 a oggi, afferma che «ci
sono un milione di gemelli di troppo». In Italia i numeri non sono così
alti, per rispetto delle proporzioni. Ma anche qui il tasso di parti
plurimi è in crescita dal 1990. Nel 2013, anno a cui fanno riferimento
le ultime statistiche, nel nostro Paese sono andati in porto 8719 parti
gemellari. Ovvero l’1,7 % del totale. Una cifra cospicua, che ha
irrobustito l’esercito dei fratelli «identici»: oggi prossimo alle 600
mila unità. Il trend è legato al maggiore ricorso alle tecniche di
procreazione assistita e all’aumento medio dell’età materna, fattore che
favorisce la nascita di gemelli. «Più avanti si va, maggiore è la
tendenza a rilasciare due ovuli anziché uno durante un ciclo» dice
Antonietta Stazi, coordinatore del Registro Nazionale Gemelli
dell’Istituto Superiore di Sanità, raccontando a Milano l’esperienza
italiana di 15 anni di ricerca scientifica sui gemelli. Oltre 27 mila le
coppie che hanno già messo a disposizione informazioni su salute e
stile di vita. I gemelli sono considerati «merce pregiata» in diversi
ambiti: dalla cardiologia alla reumatologia, dalla neurologia alla
psichiatria.
Il «Twin Day»
Nell’aula magna della clinica
Mangiagalli, di fronte a oltre trenta coppie, s’è fatto il punto sui
progressi garantiti dal contributo dei gemelli. «Nessuno più di loro ci
permette di scomporre le componenti genetiche e ambientali alla base dei
processi fisiologici, ma anche dei meccanismi che regolano l’insorgenza
di alcune malattie», spiega Stazi. I più efficaci sono i monozigoti.
Nelle loro cellule il Dna è analogo: se uno si ammala e l’altro no la
risposta va cercata all’esterno dell’organismo. Diversi i fattori di
rischio tenuti sotto osservazione: dal fumo alla dieta, dal grado di
attività fisica ai rapporti sociali. Nei gemelli monozigoti, come
spiegato da Carlo Selmi, responsabile del reparto di reumatologia
dell’Istituto Humanitas di Rozzano, «le differenze aumentano con il
passare degli anni: un chiaro segno di come l’epigenetica possa
ridisegnare il destino di un gemello e non di un altro». Per esempio
nelle malattie autoimmuni. Ma discorsi analoghi possono essere estesi
all’invecchiamento, al benessere psicologico, alla salute mentale e a
cardiovascolare. Fondamentale è pure il confronto tra coppie di gemelli
identici (monozigoti) e fraterni (dizigoti), per stimare in quale misura
il patrimonio genetico e i fattori ambientali contribuiscano
all’espressione di caratteristiche biologiche e psicologiche.
Il registro nazionale
Gemelli
come «cavie», dunque, ma non solo. «Stiamo partendo con due studi
mirati a valutare il ruolo della genetica nell’insorgenza del processo
aterosclerotico e di sclerosi della valvola aortica - dice Damiano
Baldassarre, responsabile dell’unità di studio della morfologia e della
funzione arteriosa al centro cardiologico Monzino di Milano -. Alle
coppie che forniranno il loro contributo offriremo un’ecografia della
carotide, un ecocardiogramma, le analisi del sangue e il calcolo del
rischio cardiovascolare globale». L’ampliamento del registro nazionale è
un obiettivo condiviso dagli scienziati, che al contempo osservano con
attenzione l’aumento dei parti plurimi: in più della metà dei casi le
gravidanze si concludono prima della 37esima settimana di gestazione.
Importanti sono anche le ricadute sociali di un simile fenomeno. Sempre
più spesso capita di incrociare lo sguardo di genitori incanutiti, alla
guida di passeggini doppi, se non tripli. «Avere due gemelli è più
difficile che avere due figli in altrettanti momenti - chiosa lo
psichiatra Paolo Brambilla -. L’importante è non farsi prendere
dall’ansia e godersi un momento che spesso è stato atteso per anni».