La Stampa 3.11.16
Il Ku Klux Klan si schiera con Donald
di Fra. Sem.
Questa
volta l’«endorsement» è imbarazzante persino per un anticonformista e
anti-sistema come Donald Trump. Perché a esprimergli sostegno è stato
«The Crusader», la rivista che si definisce «la prima voce della
resistenza bianca», ed è considerata tra le pubblicazioni di riferimento
del Ku Klux Klan, lo storico gruppo razzista Usa. Il periodico ha
dedicato una pagina intera al candidato repubblicano esaltandone lo
slogan «Fare l’America grande di nuovo». Un netta dichiarazione di
sostegno che ha imbarazzato la squadra elettorale del tycoon da cui ha
preso immediatamente le distanze: «Trump e la sua campagna denunciano
qualsiasi forma di odio - recita una nota -. Questa pubblicazione è
ripugnante e il loro parere non rappresenta le decine di milioni di
americani che si stanno unendo dietro di noi». Non è la prima volta che
il team del miliardario newyorchese è costretto a prendere le distanze
dai suprematisti bianchi. Trump è stato criticato per non aver respinto
con prontezza il sostegno espresso nei mesi scorsi dall’ex leader del
Kkk, David Duke. «Trump è l’unico che si oppone a certe logiche di
potere gestite dalle banche d’affari, da spregiudicati speculatori come
Soros e dall’establishment di Washington, ovvero coloro che hanno
devastato finanziariamente gli Stati Uniti prima e l’Europa dopo - ci
spiega Duke -. Per questo è oggetto di attacchi e critiche ignobili».
Secondo Duke è Hillary il vero pericolo per il Paese: «Con la Clinton
presidente ci sarà una terza guerra mondiale contro la Russia, l’Europa
ne uscirebbe distrutta, l’America devastata». Duke, decente
universitario, si definisce un conservatore nazionale e attivista per i
diritti umani, quegli «stessi diritti che vengono violati con le
migrazioni forzate e le guerre scatenate dai palazzi del potere nelle
mani di gente come Clinton, Obama e Bush». Per questo sostiene che
Hillary debba essere incriminata: «L’America sapeva, Obama e la Clinton
sapevano che i sauditi finanziavano e armavano l’Isis in Siria e in
Iraq, ma il nostro governo si è schierato dalla parte del regime
radicale, settario e corrotto di Riad».