La Stampa 3.11.16
Trump cresce ancora
E Obama attacca l’Fbi per sostenere Hillary
L’affondo del presidente sull’emailgate: inchiesta politica
Decide di intervenire dopo l’ultimo crollo nei sondaggi
di Francesco Semprini
Barack
Obama entra a gamba tesa nella controversa inchiesta sulle mail di
Hillary Clinton. Si schiera in difesa della candidata democratica e
attacca il direttore del Federal Bureau of Investigation, James Comey.
«Ritengo - avverte il presidente - che ci sia una regola secondo cui
quando sono in corso indagini, non si agisce sulla base di insinuazioni,
informazioni incomplete e fughe di notizie».
Scontro istituzionale
L’intervento
nell’indagine costituisce una chiara interferenza politica da parte di
Obama, una violazione del principio di indipendenza tra poteri
giudiziari, esecutivo e legislativo. Un fatto più unico che raro per gli
Usa, che rischia di innescare uno scontro istituzionale senza
precedenti. E al contempo riflette il clima di paura che anima la
campagna di Clinton in queste ultime battute della corsa alla Casa
Bianca.
Il crollo
I sondaggi sono spietati: Trump nelle
ultime 24 ore ha guadagnato terreno in quasi tutti i «battle ground»,
gli stati contesi la cui conquista potrebbe essere decisiva per
ipotecare l’ingresso al 1600 di Pennsylvania Avenue. Il susseguirsi di
sondaggi tra martedì e mercoledì scandiscono attimi drammatici per la
squadra della candidata democratica. A remare contro Clinton sono anche
gli afro-americani, rispetto ad Obama l’affluenza nel voto anticipato è
scesa del 16% in Carolina del Nord e 10% in Florida, e sono giù anche in
Ohio. Dinanzi al precipitare degli eventi, gli strateghi della Clinton
optano per la mossa disperata, quella estrema e senza dubbio la più
potente, la mobilitazione del presidente. Anche a costo di scatenare uno
scontro tra poteri.
L’«incursione»
Obama non si tira
indietro. L’occasione è una serie di interviste. L’affondo nei confronti
dell’Fbi è diretto, pesante, drammatico. Il presidente accusa Comey per
aver reso pubblica la nuova inchiesta sull’uso delle email da parte
della candidata democratica nell’esercizio delle sue funzioni di
segretario di Stato. Un fatto che - fa intendere Obama - ha
destabilizzato il processo elettorale per il rinnovo della Casa Bianca.
«Non faccio riferimento a un caso in particolare», tiene a precisare il
presidente, ma è lampante il fatto che parli proprio dell’indagine
aperta dal direttore del Bureau sui 600 mila messaggi relativi alla
storica consigliera della Clinton, Hauma Abedin. Colpire l’Fbi per
arginare l’emorragia di consensi di Clinton e fermare l’ascesa
trumpiana: Obama tenta il tutto per tutto: «Le email di Clinton sono
diventate una controversia politica. Io la conosco e credo in lei, l’Fbi
ha già detto che ha commesso degli errori, ma anche che non c’è niente
di perseguibile».
Le ombre su Comey
Il messaggio di Obama è
chiaro: l’interferenza della politica nel potere giudiziario è la
risposta dell’interferenza della giustizia nella politica. Lo sostiene
anche il «New York Times» (il cui sostegno a Hillary è noto), secondo
cui la decisione di Comey è in contrasto con la linea della riservatezza
osservata questa estate su due inchieste, una sulla fondazione Clinton e
un’altra sull’allora presidente della campagna di Donald Trump. A
nutrire i sospetti di «invasione» del Bureau è infine la pubblicazione
di altri documenti relativi a Marc Rich, trader incriminato di evasione e
traffici illeciti con l’Iran graziato dall’ex presidente Bill Clinton
nell’ultimo giorno del suo secondo mandato.