La Stampa 3.11.16
Alessandro Pace, Presidente del comitato per il No
«Rimandarlo è una violazione delle norme costituzionali»
intervista di A. L. M.
Perchè lei è contrario al rinvio del referendum?
«È
assurdo solo pensarlo. Si tratterebbe di derogare a norme
costituzionali rigide, creando un pericoloso precedente. Se si alterano
le norme, poi vengono modificate».
Neanche l’emergenza terremoto potrebbe giustificare un rinvio?
«Ma
che c’entra il terremoto, scusi? Cosa impedisce l’esercizio del voto e
il contemporaneo intervento dello Stato a sostegno della popolazione
colpita? Poi ci sono i pettegolezzi sulla paura di Renzi di perdere il
referendum, ma si tratta di pettegolezzi ai quali non voglio dare
ascolto. Io parlo da giurista e dico che la legge e la Costituzione si
rispettano».
Il pettegolezzo al quale lei fa riferimento potrebbe avere invece un fondamento: perché escluderlo?
«Sono dei cialtroni quelli che hanno paura di affrontare il voto il 4 dicembre».
La
sua posizione contraria al rinvio è dettata anche dal timore che il Sì
possa recuperare terreno con qualche mese in più di campagna elettorale?
«Guardi,
non credo proprio che i fautori del Sì possano ribaltare l’esito del
referendum con gli escamotage. Rimaniamo al merito delle modifiche
costituzionali che si vogliono portare. E più andiamo in giro a spiegare
le nostre ragioni, più gli elettori si convincono a votare No.
Inventarsi un rinvio, anche solo ipotizzarlo, secondo me induce
ulteriormente a votare No. È un proposito superficiale che non tiene
conto dell’ordinamento costituzionale».
Lei non è d’accordo nemmeno con il ricorso dell’ex presidente della Consulta Valerio Onida sul quesito referendario. Perché?
«Perché
è inammissibile. L’oggetto del ricorso non è un atto legislativo ma
l’indizione stessa del referendum. E poi è un ricorso che arriva troppo
tardi e creerebbe difficoltà per l’esercizio del voto».
Cosa succederebbe se passasse il ricorso?
«Si voterebbe su 5 quesiti diversi e sarebbe un viatico per il Sì».