La Stampa 30.11.16
Una tragica confidenza con la morte
di Ferdinando Camon
«Angeli
e demòni» si chiama l’operazione che ha portato all’arresto di un
anestesista e un’infermiera a Saronno, con l’accusa terribile di aver
ucciso volontariamente una persona e portato a morte altre quattro. Non
capisco se s’intenda «angeli» da una parte e «demòni» dall’altra, come
al momento della ribellione di Lucifero, che da angelo più bello diventò
il capo dei demòni, abbandonando il Paradiso e portando i suoi seguaci a
dominare l’Inferno, o se s’intenda «angeli-demòni», fondendo le due
entità in una sola, a indicare che quelli che sono angeli sono anche
demòni, creati per fare il massino bene ma deviati a fare il massimo
male.
Preferirei questa seconda interpretazione. Perché qui si
tratta di medici-infermieri, la cui vocazione dovrebb’essere quella di
salvarti la vita, lottando con tutta la loro intelligenza e le loro
forze: quelli che, quando ti scaricano in un reparto d’ospedale, al solo
vederli vestiti di bianco accorrere a soccorrerti, ti sembrano appena
scesi dal regno dei cieli.
E invece approfittano della tua
condizione indifesa, impreparata, fiduciosa, alla loro mercé, per farti
scavalcare il valico della morte, senza che tu sospetti nulla, né i loro
colleghi, né i tuoi parenti. Tu sei meno che uomo, sei un malato,
bisognoso di tutto. Loro sono più che uomini, sono in grado di darti
tutto, ma anche di toglierti tutto: loro sono dèi, padroni del tuo
essere e del tuo non-essere. Qui non han trovato tracce di denaro,
furti, prelievi, niente, che giustifichino i casi di morte su cui
s’indaga, perciò gl’inquirenti pensano che il «premio» per queste forme
di eutanasia stia tutto nel godimento (emozionale, psicologico) di
mettere in atto e osservare da vicino l’esercizio della propria potenza.
Sono così inquietanti queste operazioni di accompagnamento verso la
morte, da parte di personale medico, che aspettiamo la smentita,
l’attenuazione, la rettifica. Benvenute, se arrivano. Ci farebbero
soffrire di meno. Ma non arrivano. Arrivano invece conferme che questi
due angeli-demòni erano amanti, e questo induce a credere che condurre i
malati a morte non fosse paralizzante o disturbante per la loro
relazione amorosa, ma fosse anzi (sto ipotizzando) un eccitante. La loro
era una relazione amorosa tra due esseri umani al di sopra
dell’umanità, al di là del bene e del male. Strano che lui,
l’anestesista, quando l’hanno ammanettato per portarlo in carcere, abbia
chiesto di tornare un attimo nel suo ufficio per prendere con sé un
libro di filosofia greca. Capirei se avesse voluto portare con sé un
libro di Nietzsche o di Dostoevskij, qualcuno di quei libri in cui si
teorizza il diritto dei forti di sopprimere i deboli. L’ospedale è per
eccellenza il regno in cui s’incontrano i forti e i deboli, i più deboli
(perdono la vita) e i più forti (possono ridartela). È il regno in cui
s’aggira la morte. Chi lavora in quel regno incontra spesso la morte, e
prende confidenza con lei. Certe volte, come questa, troppa confidenza.