La Stampa 30.11.16
Diritti e giornali ai tempi del web
di Ma.Bre.
Libertà
di stampa, protezione del copyright e salvaguardia della qualità delle
notizie. Nell’epoca della «post-truth», la post-verità, le tre cose
vanno di pari passo. La sopravvivenza di una è legata all’esistenza
delle altre. Per questo a livello europeo si sta lavorando per
intervenire nel settore dell’informazione con una riforma del copyright,
concepita sulla base delle trasformazioni tecnologiche. Sul tavolo c’è
la proposta della Commissione europea, svelata a settembre, che il
commissario Gunter Oettinger ha presentato ieri durante un seminario
organizzato dall’Enpa (l’associazione che riunisce gli editori di circa
3.000 testate europee) nella sede del quotidiano belga «La Libre» a
Bruxelles.
«La rivoluzione digitale ha dato una grande opportunità
agli editori per espandersi - ha detto Carlo Perrone, presidente
dell’Enpa e vice-presidente di Itedi, società editrice de La Stampa e de
Il Secolo XIX - e noi vogliamo andare avanti su questa strada. Abbiamo
investito in tecnologia e risorse umane, ma dobbiamo essere protetti».
Il progetto della Commissione punta a tutelare i «diritti connessi» al
diritto d’autore, per esempio l’uso che si fa di un contenuto
giornalistico. Esattamente come accade per film, musica e trasmissioni
tv. Qui entra in gioco il ruolo dei grandi motori di ricerca come
Google, ma anche degli altri aggregatori di notizie che «saccheggiano» i
contenuti dei siti di informazione.
Si è parlato impropriamente
di una «links tax», ma la realtà è molto diversa. L’obiettivo della
Commissione è di dare un supporto agli editori per consentire loro di
negoziare con i colossi del web all’interno di una cornice giuridica ben
definita. Oggi sono in una posizione di debolezza e questo fa sì che
«fatichino a controllare e monetizzare i loro contenuti sul web» ha
spiegato Oettinger, che ha la delega alle società digitali. Il rischio
concreto, ha aggiunto, è di «meno diversificazione, meno qualità, fino
alla sparizione dei media, che sono la chiave della nostra democrazia».
E
qui entra in gioco un altro aspetto, figlio di quest’epoca. «Con lo
sviluppo dell’informazione sul web e sui social network chiunque si
crede giornalista e per i lettori è sempre più difficile distinguere» ha
sottolineato Laurent Joffrin, direttore di Libération. Il fenomeno
delle «fake news» è sempre più incontrollabile, capace di incidere sulle
campagne elettorali. Se l’informazione di qualità non viene protetta,
la macchina della disinformazione avrà campo libero.