La Stampa 2.11.16
Trump sale ancora e spaventa Hillary
A una settimana dal voto i sondaggi danno il repubblicano in vantaggio di un punto
L’Fbi: nessun legame con la Russia. E Clinton prova a difendere gli Stati in bilico
di Francesco Semprini
A
una settimana dal voto generale per il rinnovo della Casa Bianca,
Donald Trump rimette in discussione i giochi con un sorpasso da brivido
nei confronti di Hillary Clinton. L’«effetto Fbi», ovvero l’avvio di una
nuova indagine sull’utilizzo delle mail da parte dell’ex segretario di
Stato, è un vento in poppa che conferisce alla corazzata del candidato
repubblicano la forza per uno sprint finale al cardiopalma.
Battaglia di numeri
La
prima «bomba» viene lanciata dal Washington Post con il sondaggio
realizzato assieme ad Abc secondo cui nella gara a quattro, «The Donald»
è in vantaggio 46% a 45%, su Hillary. Nel confronto a due il distacco è
sempre di un punto ma a favore della democratica. La stessa rilevazione
suggerisce che la quota di Dem «realmente entusiasti» di Hillary è
scesa al 43% dal 51%, mentre gli entusiasti di Trump resistono al 53%.
La fotografia che ne emerge è la seguente: Trump mostra tenuta mentre
Hillary registra un’emorragia di voti riposizionati tra il libertario
Gary Johnson, la «verde» di Jill Stein, e gli astenuti. Altri sondaggi
descrivono situazioni di pareggio o di vantaggio di Hillary, ma il
denominatore comune è l’assottigliamento del divario tra i due
candidati.
Repubblicani compatti
L’altra «bomba» la lancia
Paul Ryan. Lo «speaker» della Camera, punto di riferimento del Grand Old
Party, afferma di aver già votato e di averlo fatto per Trump.
L’annuncio fuga ogni dubbio sulle titubanze circa il tycoon sdoganato
involontariamente da Hillary e dai suoi guai. «Questa è la vita con i
Clinton, - dice Ryan - uno scandalo dopo l’altro, un’indagine dopo
l’altra. Lei non può vincere, i democratici non possono avere il
Congresso». È forse questo il principale timore per lo «speaker» che
archivia le scaramucce con Trump sui video sessisti e chiama a raccolta
il Gop al completo.
Doppio «effetto Fbi»
Trump incassa un
secondo importante risultato grazie a un’altra inchiesta del Fbi, quella
sui suoi presunti legami col Cremlino. Inchiesta per la quale non
sarebbe sino ad ora emerso nulla a suo carico. Gli inquirenti sono
convinti che anche gli hackeraggi contro i democratici siano volti a
minare le elezioni più che a far eleggere il tycoon. Ciò prenderebbe in
contropiede i rivali di Trump convinti di trovare nei suoi legami con
Putin la «smoking gun» con cui metterlo fuori gioco.
A caccia di «swing»
Il
tycoon punta a conquistare alcuni Stati che, sebbene tendenzialmente
blu, potrebbero diventare rossi grazie all’«effetto Fbi». Il Michigan,
realtà della «Rust Belt» depressa dalla grande crisi del manifatturiero,
conta un crescente numero di operai pronti a compiere il salto verso
Trump. Il Colorado, dove la classe media è «nauseata» dalle politiche in
favore dell’1% dei democratici, è terreno fertile per il tycoon. Così
come il New Mexico che soffre la piaga dell’immigrazione clandestina a
cui si oppone col pugno di ferro il governatore Susan Martinez, ispanica
ex democratica che il salto in «rosso» lo ha fatto, non a caso, durante
la presidenza di Bill Clinton. È in questi Stati - secondo
«RealClearPolitics» - che si concentra congrua parte dei 111 grandi
elettori che separano i due candidati.
Corsa contro il tempo
Clinton
reagisce con un comizio ad Upstate New York, feudo Dem, mentre tiene
sotto controllo la Pennsylvania - recente meta di Trump -, Stato
potenzialmente «swing», in biblico, dove deve consolidare il vantaggio, o
rischia di vedersi sfuggire altri 20 grandi elettori. Tenta al contempo
di arginare l’emorragia di consensi pretendendo dall’Fbi responsi in
tempi brevi: arrivare al voto nell’incertezza darebbe a Trump un
vantaggio: La campagna incalza: «L’Fbi usa in modo sfacciato due pesi e
due misure». E dei tempi dell’indagine hanno discusso ieri il capo
dell’Fbi, James Comey, e il ministro della Giustizia Loretta Lynch.
Quest’ultima avrebbe rinnovato la fiducia al direttore: «Ma a quale
prezzo?», si chiede la squadra del tycoon ricordando il controverso
incontro tra Bill Clinton e la stessa Lynch sulle piste dello Sky Harbor
Airport di Phoenix, in occasione della prima inchiesta sul emailgate.