La Stampa 29.11.16
Aumento per le pensioni basse
Ma scenderà a 30-50 euro
Approvata la manovra che ora va al Senato. Il premier: “Non sono mance elettorali”
di Francesca Schianchi
Con
290 sì, 118 no e quattro astenuti, è stata approvata ieri alla Camera
la legge di bilancio. Ultimo provvedimento licenziato da Montecitorio
prima della sospensione «elettorale» dei lavori (riprenderanno dopo il
referendum), verrà presa in esame dal Senato solo a partire dalla
settimana prossima.
«Alcune buone notizie ulteriori sono arrivate
dal dibattito della Camera», annuncia il premier Matteo Renzi,
presentando la manovra in conferenza stampa insieme al ministro
dell’Economia Pier Carlo Padoan, che riporta soddisfatto quanto scritto
dall’Ocse, il giudizio di «appropriata intonazione fiscale» della legge,
in quanto «moderatamente espansiva pur nei vincoli di finanza
pubblica». «E non è “all’Achille Lauro”», prova Renzi a respingere
l’accusa delle opposizioni di averla arricchita di «omaggi elettorali»
in vista della chiamata alle urne di domenica.
Per la prima volta
viene quantificato l’aumento delle pensioni più basse annunciato nelle
settimane scorse: «Sarà di 30-50 euro», calcola il premier, «non siamo
riusciti ad arrivare a 80 euro», ammette, «ma di fatto è la prima volta
che c’è un aumento per le pensioni fino a mille euro». Viene introdotta
la possibilità, «attesa soprattutto dai giovani professionisti», di
ricongiunzione delle pensioni.
Sottolinea che il fondo sanitario
ammonta a 113 miliardi di euro, «due in più rispetto all’anno scorso»,
per cui «le polemiche stanno a zero», con il fondo per la non
autosufficienza «a 450 milioni, 50 più dell’anno scorso». Ricorda che la
manovra rifinanzia «il rinnovo dei contratti» degli statali:
«Cercheremo di chiudere mercoledì (domani, ndr.) se ci saranno le
condizioni per farlo. È chiaro che servirà un compromesso e il ministro
Madia opererà in questo senso». E sull’emendamento soppresso di 50
milioni per cure antinquinamento a Taranto, il premier definisce la
vicenda «un’assoluta mistificazione della realtà. Siamo pronti a
discuterne al Senato: tutto ciò che serve per Taranto lo faremo, ma
trovo la polemica strumentale».
Ma, soprattutto, quello su cui
insiste Renzi è che «le tasse continuano ad andare giù», parla di «23
miliardi in meno» ed elenca: «Va giù l’Ires, via l’Irpef agricola,
interventi sulle partite Iva», aggiungendo malizioso «con buona pace del
presidente Monti, che ricordiamo tutti per un altro tipo di segno
davanti alla pressione fiscale». Non convince però le opposizioni, che
bocciano la manovra da Sinistra italiana (Fassina: «Un’altra occasione
persa») a Fi (Brunetta: «Tutto fumo e niente arrosto») al M5S (Sorial:
«Entrate una tantum, con delle coperture da verificare, in deficit per
12 miliardi»). E pure dalla minoranza Pd arrivano critiche: «Approvata a
pochi giorni dal voto, rischia di mescolare argomenti diversi», dice
Speranza. Dal clima referendario non si può prescindere, ma l’esito di
domenica non avrà conseguenze sulla legge, giura Renzi: «Nessuno potrà
metterne in discussione i capisaldi», per cui «passerà regolarmente
all’esame del Senato».