La Stampa 29.11.16
Arrabbiati e delusi da Renzi
I mille volti del popolo del No
Pensionate, patiti di barca a vela e artigiani uniti dalla protesta
Ecco quelli che domenica proveranno a dare un colpo al premier
Una
parte consistente della sinistra è scesa in piazza nei giorni scorsi
per il No al referendum. Anche se la Cgil si è defilata dall’ultima
manifestazione, non facendosi vedere in forma ufficiale
di Maria Corbi
Il
«No» come voto di protesta, per una Costituzione da difendere ma
soprattutto per un premier da sfiduciare. Perché nel «popolo dei No»
sono molti quelli che il 4 dicembre arriveranno alle urne decisi a
mettere la loro croce su Renzi. Arrabbiati, delusi, come se quella fosse
l’occasione del giudizio universale a cui sopravvivere con l’Arca della
cara, vecchia, Costituzione, sordi alle parole di Luca Lotti,
sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Mi auguro che i
cittadini scelgano sulla base del merito della riforma e non contro il
governo». Ettore Thermes, 52 anni, esperto di finanza, velista, chiamato
il Beppe Grillo della vela perché critica la gestione e i soldi
pubblici a palate bruciati dalla Fiv spiega di «essere contrario al
referendum perché non affronta i veri problemi organici del Paese, anzi,
li complica», ma anche «perché personalmente ho più fiducia dei
tantissimi costituzionalisti che si sono espressi e non di Renzi e
Boschi che trovo semplicemente dei furbi ma con scarsissima preparazione
tecnica».
Anche Maria Conti, sessantenne di Viterbo, «non
condivide nulla di quello che dice Renzi. Fino a poco tempo fa si
sbrodolava dicendo che abbiamo una Costituzione che era il non plus
ultra, tanto che Roberto Benigni e ci fece anche delle puntate in tv e
adesso? La coerenza dove è finita?».
D’altronde anche Alessandra
Ghisleri, sondaggista, direttrice di Euromedia, nota che «tutti quelli
arrabbiati nel nostro Paese votano no». E Pietro Vento di Demopolis
spiega che le persone non conoscono perfettamente la riforma e che
«nelle ultime settimane è cresciuta la motivazione a votare contro
Renzi». Come fa Fausto Nicolini, poeta, che ammette di non essere contro
la riforma della Costituzione, «ma non fatta così e non da Renzi. Sono
un poeta con tendenze teatrali e, come tale, immagino sempre una realtà
un po’ verosimile un po’ sognata. Mi piacerebbe molto avere al governo
un gruppo di persone migliori». Poi c’è chi come Luca Litrico, sarto, si
concentra sulla riforma: «L’attuale Costituzione può essere letta e
compresa anche da un bambino mentre la nuova non la capisce neanche un
avvocato costituzionalista esperto. La Costituzione americana è vecchia
di 200 anni, cambiata solo due volte per dare il voto anche a donne e
neri, e non si capisce perché si debba cambiare la nostra». E mentre
Matteo Renzi consuma chilometri e fiato spiegando che il bicameralismo è
come avere due assemblee di condominio che votano la stessa cosa, c’è
chi è ormai inconvincibile. Come Daniela Mastalli, pensionata, ex
hostess Alitalia. «Mi sembra che cambiare 47 articoli della
Costituzione, con un voto dato da un Parlamento semi vuoto sia poco
etico. La maggioranza è stata raggiunta, per carità, ma che tristezza. A
questo punto il referendum è una presa in giro». A Denny Cicognani,
imprenditore, di Imola «fa paura per il futuro dei miei figli il fatto
che non ci siano forze politiche capaci di invertire la deriva economica
e sociale, e mi sembra chiaro il progetto di continuare a smantellare
il Welfare a favore delle lobbies finanziarie, bancarie, assicurative e
pseudo cooperative».
Sandro Di Macco, constata invece «che chi
vota No spiega nel merito la propria scelta mentre chi vota sì ripete
quanto ripetono a memoria il giovanotto e la Maria Elena Boschi senza
entrare nel merito. Oggi poi il líder máximo ha detto che chi è contro
il sistema voterà Sì. Infatti Briatore, Confalonieri, Rondolino, Velardi
e il super filosofo Cacciari sono no global e frequentano da parecchio i
pericolosi centri sociali, accompagnati da Re Giorgio. Solo questa
ennesima sciocchezza dovrebbe far votare tutti per il No».