martedì 29 novembre 2016

La Stampa 29.11.16
Gli junghiani adottano Mastorna, il personaggio mai nato di Fellini
A Bologna per i 50 anni dell’associazione psicanalitica uno spettacolo sul mitico film che il regista preferì non girare
di Carlo Grande

Il personaggio felliniano di Giuseppe Mastorna (doveva avere il viso di Marcello Mastroianni o Paolo Villaggio) è il protagonista del film non realizzato più famoso della storia del cinema. Il viaggio di G. Mastorna parlava di un clown-violoncellista che gira il mondo per concerti; un giorno, a causa di una tempesta di neve, il suo aereo è costretto ad atterrare nella piazza di una città del Nord Europa - forse Colonia - davanti a un’imponente cattedrale gotica.
Mastorna viene portato in un grande albergo nella foresta e accolto in una vasta sala, dove vede esibirsi a lume di candela una danzatrice del ventre che al culmine dello spettacolo è colta dalle doglie e partorisce fra la gioia dei presenti. Mastorna si ritira in camera e accende la tv: l’annunciatrice del tg parla tedesco annuncia un disastro aereo sulle montagne, senza superstiti. Si intuisce che l’aereo è quello di Mastorna e che lui non è altro che un morto: ha appena iniziato il viaggio nell’aldilà.
Un plot visionario, geniale, intriso di ironia e di quell’angoscia creativa e senso del fallimento che tormentavano da anni il regista. Fellini non girò mai il film, Mastorna rimane il suo personaggio più onirico e fantasmatico. Cosa accadde?
L’amico Ermanno Cavazzoni gli telefonò una mattina, entusiasta della storia, dicendo che il finale era perfetto. Ma alla fine della puntata era comparsa la parola «fine» anziché «continua» e lo scaramantico Fellini, pare dopo un monito di Rol («Se fai quel film morirai») e dopo una serie di disguidi, ritardi e impegni, non lo realizzò mai.
Il fantasma del clown-violoncellista ritorna oggi grazie al Centro Italiano di Psicologia Analitica (Cipa), l’associazione degli psicanalisti junghiani che per festeggiare i cinquant’anni l’ha scelto come simbolo. Il Cipa ha lanciato un crowdfunding e finanziato un evento-spettacolo, scritto da Cavazzoni e diretto da Maurizio Finotto, che si intitola Manutenzione dei sogni. Omaggio a Federico Fellini e che si tiene stasera all’Oratorio San Filippo Neri di Bologna: in un susseguirsi di suggestioni, parole e video, la voce narrante condurrà nel mondo notturno felliniano, nel suo «Libro dei sogni».
L’iniziativa ricorda il connubio tra Fellini e il suo psicanalista Ernst Bernhard, il medico tedesco ed ebreo che introdusse la psicologia analitica di Jung in Italia. Il regista scrisse e disegnò Il viaggio di G. Mastorna nel 1965 – lo storyboard è diventato un fumetto di Milo Manara – proprio sulla spinta del «libro dei sogni» che gli consigliò di scrivere Bernhard. Intorno al medico gravitavano personaggi del calibro di Natalia Ginzburg, Giorgio Manganelli, Cristina Campo e Roberto Blazen. Fellini lo frequentò assiduamente: dopo i primi tre premi Oscar e i grandi successi de La strada, Le notti di Cabiria, La dolce vita e Otto e mezzo era entrato in una crisi profonda che lo aveva portato a rimettere in discussione la sua creatività.
«Mi piaceva tutto di Bernhard – scrisse -, la strada dove abitava, l’ ascensore che sembrava una stanza e saliva lento come una mongolfiera... Ascoltava le mie sgangherate confessioni, i sogni, le bugie, con un sorrisetto gentile...». Fellini e il guru di via Gregoriana entrarono in sintonia profonda, colti e anti intellettuali entrambi, amanti dell’esoterismo, cultori più delle immagini che delle parole. Prima di arrivare a Roma Bernhard – in fuga dalla Germania nazista – era stato respinto con la moglie Dora all’aeroporto di Londra perché frequentava discipline esoteriche come astrologia e chiromanzia.
Il rapporto con Fellini terminò nel 1965, quando Bernhard morì. Arte e visioni del regista proseguirono, in una crisi fertilissima che ora il Cipa ricorda rilanciando l’idea della cultura e della creatività come curatrici dell’anima. Gli analisti junghiani si sono impegnati in una serie di convegni, concerti e incontri nelle città italiane, l’ultimo dei quali a Torino, al Circolo dei Lettori, con esperti come Stefano Scovazzo, presidente del Tribunale dei Minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta e analisti che hanno parlato dei cambiamenti nella legge sulle adozioni.
A partire dai giovani, hanno detto, occorre scendere in sé stessi come fece Fellini e compiere un’introspezione profonda per superare la carestia di senso che svuota il mondo contemporaneo. Il linguaggio artistico e la creatività della psiche, con il loro il patrimonio di immagini, fantasie e sogni, possono indicarci la strada, sulla scia del leggendario e oscuro Mastorna, presenza costante, ossessiva e in eterna gestazione nella carriera di Fellini. Il «Fellini degli spiriti», che sognava tantissimo. Nella sua testa, disse un amico, c’era una multisala. Lo stesso Jung scrisse che «Il sogno è il teatro dove il sognatore è allo stesso tempo scena, attore, suggeritore, manager, pubblico e critico». Se «Life is your movie», come si suol dire, tanto vale farne un capolavoro.