La Stampa 26.11.16
Erdogan minaccia la Ue “Farò passare i profughi”
Il leader turco: Europa disumana. Merkel: le minacce non aiutano
di Marta Ottaviani
Non
si è fatta attendere la reazione del presidente turco Recep Tayyip
Erdogan alla votazione, non vincolante con la quale, due giorni fa, il
Parlamento di Strasburgo ha chiesto il congelamento dei negoziati per
l’ingresso di Ankara nella Ue. Il Capo di Stato, per fare capire a
Bruxelles che non ha gradito l’iniziativa, ha usato l’argomentazione più
potente di cui dispone: l’accordo sui migranti.
«Se l’Europa si
spingerà troppo oltre, permetteremo ai rifugiati di passare dai valichi
di frontiera» ha tuonato il numero uno di Ankara che poi ha rincarato la
dose contro l’Ue: «Non avete mai trattato l’umanità in modo onesto – ha
detto Erdogan - e non vi siete occupati delle persone in modo giusto.
Non avete raccolto i bambini quando dopo essere annegati arrivavano
sulle coste». Il presidente ha ricordato che la Turchia è l’unico Paese a
farsi carico di 3,5 milioni di rifugiati e che tutto quello che
l’Europa ha saputo fare è stato firmare un accordo con Ankara perché chi
scappava alla Siria in fiamme non raggiungesse il Vecchio Continente.
Le
parole di Erdogan arrivano a pochi giorni dalle altre dichiarazioni in
cui aveva annunciato che avrebbe giudicato la votazione del Parlamento
Europeo «senza valore», accusando l’Ue di avere rapporti ambigui con
gruppi terroristici, soprattutto, il Pkk, il Partito dei lavoratori del
Kurdistan. «Da una parte dichiarate il Pkk organizzazione terroristica,
dall’altra avete dei terroristi che se ne vanno in giro liberamente
nelle strade di Bruxelles» aveva detto.
L’Europa cerca di smorzare
i toni. Maragaritis Schinas, portavoce della Commissione Europea, ha
parlato di «pieno impegno» a fare funzionare l’accordo con la Turchia
sulla gestione dei migranti, aggiungendo che i contatti, politici e
tecnici, sono continui. Pronta anche la reazione di Berlino. Uno dei
portavoce di Angela Merkel, Ulrike Demmer, ha definito l’accordo
«interesse di entrambe le parti», ma chiarito che «le minacce non
aiutano».
In Turchia, l’atteggiamento è quello di chi vuole
rassicurare. Fonti interne all’Akp, il partito di Erdogan, hanno
dichiarato che la maggior parte del partito è contraria all’interruzione
dei rapporti con Bruxelles e che le recenti parole del presidente, per
il quale la Mezzaluna potrebbe lasciare la Ue per volgere lo sguardo
allo Shanghai 5, con Russia, Cine ed ex Repubbliche dell’Asia Centrale,
sono frutto di «uno stato d’animo del momento». Per Asli Aydintasbas,
editorialista del quotidiano Milliyet è un’ipotesi non realistica.
«Ankara non può fare a meno di Bruxelles. Ogni volta che Erdogan
interviene sull’argomento i mercati interni subiscono contraccolpi
gravissimi. Alla fine non succederà nulla, ma difficilmente la Turchia
entrerà nella Ue perché non è questo l’obiettivo di Erdogan. In caso di
ingresso la sua azione politica, dentro e fuori il Paese sarebbe molto
limitata e non è questo quello che vuole».