Corriere 26.11.16
La giovane Le Pen: «Pronti a chiedere l’uscita della Francia dall’Unione Europea»
di Alessandro Trocino
FIRENZE
Marion è la giovane di casa Le Pen, nipote di Marine e vicepresidente
del Front National. Bionda ed elegante, dai modi affabili e dalle idee
più che decise, arriva a Firenze dopo avere incontrato Matteo Salvini,
per provare a costruire quella rete della nuova destra antieuropea, che
ha trovato nuova linfa con la Brexit e con la vittoria di Donald Trump
negli Stati Uniti.
In caso di vittoria elettorale, chiederete l’uscita della Francia dall’Europa?
«Il
nostro obiettivo è avviare negoziati con la Commissione europea, per
ottenere uno statuto derogatorio. Vogliamo ristabilire le nostre
frontiere, uscire dallo spazio Shengen, ottenere la sovranità monetaria e
la supremazia dei diritti francesi su quelli europei. Se non ci
riusciremo, proporremo un referendum per l’uscita della Francia dalla
Ue».
Cosa pensa dei due candidati delle primarie del centrodestra, Fillon e Juppé?
«Fanno
parte dello stesso regime politico. Juppé è stato ministro di Sarkozy,
Fillon è stato il suo primo ministro. Hanno contribuito entrambi alla
creazione dell’Europa federale. Ora si presentano come uomini che
vogliono risolvere un problema che hanno creato loro stessi».
Lei avrà un ruolo nel governo, se vincerete?
«Prima vinciamo le elezioni, poi vedremo».
Cosa cambia per l’Europa la vittoria di Trump?
«La
sua vittoria è una buona notizia per la Francia e per l’equilibrio del
mondo. Trump stringerà l’alleanza con la Russia, uscendo dalla logica
della guerra fredda, e rifiuterà la politica bellicosa e pericolosa
portata avanti dalla Clinton in Iraq e in Afghanistan. Trump rifiuta
anche i trattati di libero scambio, come quello tra Europa e Stati
Uniti. La sua vittoria è la sconfitta di un sistema mediatico e politico
che ha cercato di manipolare la volontà popolare».
Steve Bannon, stratega e consigliere di Trump, le ha chiesto di lavorare insieme.
«Sì, anche se non abbiamo avuto contatti diretti. Ma è chiaro che saremo un punto di riferimento».
Volete costruire nuovi muri in Europa?
«Non è questione di costruire muri, ma di mettere porte. La porta la puoi aprire o chiudere, quando è necessario».
Chiudere le porte è difficile, ogni giorno muoiono in mare uomini che cercano di arrivare in Europa.
«È
colpa dell’Europa, che ha incoraggiato l’immigrazione e ha
destabilizzato la Libia, facendo cadere Gheddafi. L’Europa va a cercare
le navi, spesso avvertita dagli stessi trafficanti, e organizza i
rimpatri sulle nostre coste. Dovrebbe fare invece come l’Australia, che
riporta i barconi nei Paesi d’origine e non ha morti sulle sue coste.
L’Europa incita a un’immigrazione clandestina che ha come conseguenza
diretta la morte di centinaia di persone. Il vero approccio umanitario è
quello australiano».
Gli immigrati possono essere una ricchezza per l’Europa.
«No,
oggi in Francia ci sono pezzi di territorio in cui non c’è più cultura
né legge francese: in Francia ci sono 100 Molenbeek. Ci sono milioni di
musulmani che vogliono applicare la sharia. Siamo il Paese europeo dove
si formano più jihadisti e dove domina la versione salafita dell’Islam».
Perché ha incontrato Salvini?
«Sto
cercando di costruire una rete di partiti che condividano le nostre
idee sull’Europa. Salvini ha molto carisma e grande talento oratorio e
politico: può essere l’uomo forte per costruire una grande destra
identitaria e sovranista e per preparare la nuova idea europea che
nascerà sulle macerie della Ue. Anche l’Italia soffre molto la moneta
nazionale, sul piano industriale soprattutto».
Il sindaco di
Firenze, Dario Nardella, le ricorda che è città medaglia d’oro della
resistenza contro il nazifascismo. Non è esattamente un benvenuto in
città.
«Ho sentito quello che ha detto. È il sintomo tipico della
vecchia classe politica, che in mancanza di argomenti fa la morale agli
altri. La grande differenza tra noi due è che io non penso al 1945, io
guardo all’avvenire e cerco di riparare agli errori fatti nel passato
dalla classe politica».
Ma a lei cosa dice la parola «fascismo»?
«A
me non dice nulla. Io non ho alcun legame con quella storia. Appartengo
a un partito sovranista, che difende la cultura francese. Quando vengo
qui a Firenze, non penso al fascismo: semmai a Maria o Caterina De’
Medici, che erano grande regine francesi».