La Stampa 25.11.16
Israele brucia, fuga da Haifa
“Sono incendi dolosi politici”
Sfollate 80 mila persone. Il premier Netanyahu: atto di terrorismo
di Giordano Stabile
Per
Benjamin Netanyahu è semplicemente «terrorismo» e come tale «verrà
trattato». Un’ondata spaventosa di incendi ha investito Israele negli
ultimi tre giorni e i servizi di sicurezza sono convinti che almeno la
metà dei focolai sia di origine dolosa. Siccità e vento forte li
alimentano senza tregua e la città di Haifa è circondata dalla fiamme.
Ottantamila persone hanno dovuto lasciare le loro case, decine sono
rimaste intossicate dal fumo e le forze di sicurezza hanno dovuto
evacuare anche due prigioni.
La reazione del premier israeliano è
stata durissima. «Ogni incendio doloso - ha chiarito - è un atto di
terrorismo e così sarà considerato. Ci sono incendi per negligenza e
altri appiccati. Questi ultimi stanno crescendo. Fronteggiamo un
terrorismo dei piromani. Chi cerca di bruciare la terra di Israele sarà
punito con la massima durezza». I fronti aperti sono talmente numerosi
che i pompieri non possono intervenire ovunque. Netanyahu ha chiesto
aiuto ai Paesi vicini e alleati.
Italia, Turchia, Cipro, Grecia,
Croazia hanno inviato tredici mezzi aerei. Da Roma sono giunti due
Canadair. Altri mezzi-antincendio, mastodontici, sono in arrivo dalla
Russia, promessi dal presidente Vladimir Putin in persona. Gli Usa hanno
fatto decollare il loro Supertanker 747, in grado di spargere decine di
migliaia di litri d’acqua a ogni passaggio. L’ondata di incendi è la
peggiore dal 2010, quando ci furono 42 vittime.
Al momento non ci
sono morti o feriti gravi ma 132 persone sono state portate negli
ospedali, compresi quattro bambini, perché intossicate dall’inalazione
di fumo. Si teme che il bilancio possa aggravarsi, soprattutto ad Haifa.
La Prigione Sei, sulle alture del Carmel, è stata svuotata d’urgenza e i
detenuti portati in altre strutture. Centinaia di persone sono state
anche evacuate dalla Cisgiordania. Le fiamme hanno investito la
superstrada che da Gerusalemme porta a Tel Aviv e che attraversa vaste
pinete, da ieri chiusa al traffico. In fiamme anche i boschi intorno a
Nazareth.
Ed è caccia ai piromani. Il portavoce della polizia
Micky Rosenfeld ha detto che alcuni palestinesi sono stati fermati e
dovranno comparire in tribunale con l’accusa di aver appiccato il fuoco.
«Il 50 per cento degli incendi sono dolosi», ha confermato il ministro
per la Sicurezza interna Gilad Erdan. Lo Shin Bet, i servizi segreti
interni, partecipa alle indagini.
I sospetti che i palestinesi
stiano alimentando gli incendi per mettere in difficoltà Israele ha
surriscaldato anche il clima politico. Il ministro per l’Educazione
Naftali Bennett ha commentato: «Solo quelli che non appartengono alla
nostra terra sono capaci di bruciarla». Con l’hashtag in arabo «Israele
in fiamme» centinaia di commentatori hanno invece espresso gioia per le
distruzioni.
Il leader della Lista Araba Unita Ayman Odeh ha
respinto le accuse: «Non è questione di arabi contro ebrei - ha
replicato -. Sono anche io un figlio di Haifa, ora l’unica cosa che
conta è salvarla». Da Gaza, Hamas, secondo i media israeliani, ha lodato
gli incendi, ma Fatah si è dissociata e il presidente palestinese Abu
Mazen ha inviato quattro camion dei pompieri in aiuto agli israeliani.