La Stampa 25.11.16
De Luca contrattacca “Arriveranno da qui i voti che faranno vincere il Sì”
Bindi: L’accusa di mafia? Mancano i presupposti
di Amedeo La Mattina
«Le
dichiarazioni di De Luca? Non le ho sentite. Non so che significato
abbiano. Il solito polverone di chi comincia a temere di perdere». Luca
Lotti arriva alla Camera di commercio di Salerno invitato da Piero De
Luca, il figlio trentaseienne di Vincenzo De Luca. C’è ad attenderlo una
folla di parlamentari, consiglieri comunali e regionali, imprenditori,
commercianti, avvocati e anche il sindaco della città, Enzo Napoli. Ma
lui, il grande capo, Vincenzo «o’ manganello», non c’è. Alla fine il
tanto atteso e discusso governatore campano non è venuto nella sua
Salerno.
Ha voluto evitare di mettere in imbarazzo il
sottosegretario fedelissimo di Matteo Renzi con l’assalto dei
giornalisti che avrebbero chiesto solo una cosa: della richiesta, da
parte della commissione Antimafia alla Procura di Napoli, di essere
informata sull’eventuale esistenza di un’inchiesta scaturita dalle
affermazione dello stesso De Luca davanti a 300 sindaci riuniti il 15
novembre in un hotel sotto il Vesuvio. Quelle in cui li invitava a dare
fondo a tutte le potenzialità clientelari per fare vincere il Sì ed
essere riconoscenti a Renzi che «ha fatto arrivare un fiume di denaro in
Campania...». Proprio ieri, la procura ha fatto sapere di avere aperto
aperto un fascicolo, per ora senza alcuna ipotesi di reato.
Quel
15 novembre c’era un registratore nella sala dell’hotel e le frasi di De
Luca sono rimbalzate fuori scatenando una grandinata di polemiche alle
quali il governatore ha risposto nel suo stile ruvido e sulfureo. «Sono
curioso di conoscere l’iter del reato di battuta e come evolverà il
reato del calamaro», aveva detto due giorni fa. Si riferiva al fatto che
l’altro giorno un pescatore a Pozzuoli gli aveva offerto un merluzzo e
lui aveva rifiutato, dicendo «non posso, è voto di scambio».
Ieri
ha preferito lasciare la scena a Lotti e a suo figlio Piero, avvocato,
indagato per bancarotta fraudolenta. Ma ai suoi colonnelli che
affollavano la sala affrescata della Camera di commercio ha mandato un
messaggio chiaro. «Contro di me è ricominciata la caccia alle streghe
dei grillini e degli omuncoli vari, ma vedrete che bel piattino gli
serviremo. Il 5 dicembre si sveglieranno con le ossa rotte. Da Salerno e
dalla Campania arriveranno i voti che faranno la differenza per far
vincere i Si».
In sala c’è sua moglie e l’altro figlio, Roberto,
32 anni, super assessore al Bilancio e allo Sviluppo. È l’altro erede
della dinastia De Luca che affianca il sindaco Enzo Napoli, un
fedelissimo del padre. «Ma quale voto di scambio - spiega il primo
cittadino di Salerno -, ma secondo voi il voto di scambio si fa in
pubblico, davanti a 300 amministratori? Bisognava guardare la faccia, la
mimica di De Luca. Lui non resiste alle battute, alle boutade. Qui
vince il Sì, non ci sono problemi».
Lotti si siede su uno scranno
alto come se fosse il sindaco, al suo fianco Piero De Luca che parla di
«mistificazioni, di odio, offese». Il pubblico applaude. E quando è il
suo turno, Lotti esordisce così: «Mi hanno detto “ma che fai, vai
all’iniziativa di De Luca?” E io ho risposto: sì, vado dal mio amico
Piero De Luca che conosco prima del padre». Prima di andare via Piero
ripete le parole del potente genitore e parla di «caccia alle streghe
dal sapore medievale».
Intanto la commissione antimafia attende
notizie dalla procura napoletana, ma la stessa Rosi Bindi ha confidato
di non credere che ci sia una «questione mafia». «Non ci sono i
presupposti per un nostro interessamento». La Bindi ha preteso che in
commissione ci fosse l’unanimità di tutti i partiti per la richiesta
alla procura, mettendo d’accordo Pd e 5 stelle. «Tra me e De Luca non
c’è alcun duello e nessuna questione personale».
(Ha collaborato Andrea Carugati)