venerdì 25 novembre 2016

Repubblica 25.11.16
Don Franco, il sindaco pd citato da De Luca come “maestro di clientela”
Alfieri, il signore di Agropoli che macina voti e inchieste “Frittura? Ora offro la pizza”
di Conchita Sannino

AGROPOLI. Un dominus, “don” Franco Alfieri, sindaco «della clientela come Cristo comanda », nel vangelo della politica secondo Vincenzo De Luca. Un paese affacciato sul mare, Agropoli, invaso d’estate da 100mila turisti che non ha mai avuto un piano regolatore, perché col più comodo «Piano di fabbricazione » datato 1972 si può ancora innalzare una palazzina lì dove c’erano giardini. E un castello, quello angioino a strapiombo sul golfo, entrato del diario di Ungaretti e nelle pagine della Yourcenar, che valeva un milione e fu acquistato per 3 dal primo cittadino, firmando tanti pagherò a nome del popolo e beneficiando la banca guidata dal suo fratello minore. E poi un mare di consensi, la sfilza di mutui, la serie di inchieste giudiziarie: dalle quali, se è il caso, sgattaiolare fuori con la prescrizione. Eccolo, il recordman Pd Alfieri, mister 89 per cento dei voti al secondo mandato (maggio 2012), signore ininterrotto di Torchiara, della Provincia e di Agropoli. Ovvero, 51 anni di cui 31 nella pubblica amministrazione: dieci anni da sindaco nel primo borgo, altri undici da assessore provinciale ai Lavori Pubblici, ora la terza decade che finirà in primavera alla guida della perla costiera, in Cilento.
«Io sono un incensurato, perbene, amato dai cittadini perché realizzo programmi. Ora solo perché De Luca ha usato un tono scherzoso con me dovrei essere crocifisso? », si racconta a Repubblica, dopo quegli audio choc del governatore, “esempio” di qualcosa che appare molto vicino al consenso - se non voto - di scambio. «Franco vedi tu come madonna devi fare. Offri una frittura di pesce, portali sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu! Ma non venire qui con un voto in meno di quello che hai promesso!» «Ma quale scambio, quale reato - reagisce Alfieri - Diciamoci la verità, non mi ha fatto piacere, ma posso mai offendermi con il mio presidente? Quello usa sempre un tono scherzoso. Ma io ho dotato Agropoli di un teatro, di servizi, di una viabilità, di una vivibilità». Stessi principi, stessa inclusività, lui e il governatore. E se De Luca, nella precedente vita da sindaco, era famoso come «Vicienzo ‘a funtana» per quei monumenti che nati dal nulla zampillavano in centro, Alfieri è «’o sindaco delle rotatorie ». Purtroppo anche di quelle, pagate ma fantasma, per le quali lo attaccava con durezza in pubblico e in Provincia il compianto sindaco- pescatore di Pollica, Angelo Vassallo, poi ucciso dalla camorra. Anche lui, Alfieri, un po’ come quelle rotonde, è tanto amato quanto “fantasma”.
Ore 11, Municipio di Agropoli. «Il sindaco lo cercate qui? Quello viene una volta a settimana. È consigliere del governatore», ti dice l’usciere guardandoti strano, come se non fosse da tutti capire chi è e come si muove don Franco, quintessenza della «clientela scientifica, organizzata razionale». Un sindaco che non ha provato imbarazzo ad avvalersi della prescrizione per l’accusa di corruzione: l’ipotesi era aver intascato 25 mila euro di tangenti. «Eh be’ certo. Sono stato sulla graticola per dieci anni, non ho visto un vero dibattimento, dovevo aspettare di morire per essere assolto?». Poi aggiunge: «È chiaro che avrei voluto che non fosse mai accaduta, questa vicenda degli audio che mi coinvolgono. Ma non per me, io ho una corazza, per i miei due figli, per i miei genitori ». Tante altre cose, per lui, non dovevano accadere. L’ultima spiacevole sorpresa gliel’hanno servita, con un avviso di chiusura indagini poco fa i carabinieri: Alfieri è di nuovo indagato. Stavolta per peculato e abuso insieme ad una squadra di suoi dirigenti in Comune e dell’Unione dei Comuni dell’Alto Cilento, tra i quali Giuseppe Cappozolo, guarda caso fratello della deputata Pd di Agropoli, Sabrina. Accusato di aver fatto elargire quasi 100mila euro ai dirigenti amici come “ricompensa” del recupero di quote Tarsu, tassa sui rifiuti. «Ma vedrà che finirà in una bolla di sapone».
Paese delle favole, Agropoli. Dove il sindaco acquista lo splendido castello della rocca per 3 milioni e nessuno si meraviglia che a far da tramite ci sia la Banca del credito cooperativo di cui è presidente suo fratello, Lucio Alfieri. La stessa banca che è tesoriere del Municipio. «Ha fatto lievitare i mutui del paese a tetti incredibili », scuote ora la testa Antonio Domini, l’ex sindaco dei Ds che fu sfiduciato dai suoi nel 2006, e scalzato da Alfieri. Domini ora passeggia in corso Garibaldi, tra amarezza e disincanto. «Ora si stracciano le vesti? Ma dov’era il Pd quando Veltroni veniva qui a celebrare Alfieri, quando perfino Fratoianni e l’intera Rifondazione lo portavano in auge? Tutti stavano con lui. Persino i suoi nuovi avversari nei 5 Stelle sono stati nel 2012 candidati sotto la sua ala». Alfieri resta impassibile. «Sono veleni da opposizione ». Poi finisce la serata con una cena elettorale pro-referendum nel ristorante di famiglia del suo vicesindaco, Adamo Coppola, uno per dire che è stato segretario cittadino di Forza Italia e ora promette di succedergli nel 2017. «Va bene - però stasera niente pesce, niente frittura. Solo pizze», sdrammatizza don Franco.