giovedì 24 novembre 2016

La Stampa 24.11.16
Gli elettori silenziosi che sfuggono a tutti i sondaggi
Molti degli indecisi nel segreto dell’urna preferiscono le nuove regole Soprattutto nel centrodestra non seguono le indicazioni di partito
di Maria Corbi

Tutto può cambiare in poche ore, e prende forza anche la rimonta del Sì, avvertono i sondaggisti che sono entrati nel periodo di black out pre elettorale e non possono rendere pubbliche le rilevazioni. Roberto Weber, presidente Ixè, spiega che «una sottovalutazione dei Sì è da tenere presente in base al fatto che è percepito più rock votare No».
«E la gente ha difficoltà ad ammettere che si sta votando in maniera un po’ “democristiana”». Un popolo silenzioso su cui conta Renzi «Non fidatevi dei sondaggi», avverte e di cui ha paura Alessandro Di Battista: «sarà dura». All’ultimo voto, all’ultimo giorno senza certezza.
Perché quel che è certo, come emerge dai sondaggi fatti, gran parte degli elettori non decideranno in base a una conoscenza certosina della riforma. Chi dice sì crede al messaggio kennediano «change is the law of life» fatto proprio da Renzi.
E basta ascoltare le persone per capire che il dibattito costituzionale articolo per articolo è un’altra cosa. E che come, spiega Alessandra Ghisleri, fondatrice di Euromedia research le sorprese arriveranno da chi «ha un’idea referendaria opposta a quella della sua parte politica». «Certamente gli indecisi sono più nel centrodestra, e questo ovviamente rende il risultato assai incerto». Giovanna Paniccia, 50 anni, imprenditrice, spiega che è spaventata «dall’immobilismo». «Le cose devono cambiare e voler sempre bloccare tutto in nome di qualcosa che si può fare meglio non è più un ragionamento accettabile. Ci sono imprese e persone che soffrono. L’Italia non può fermarsi e questa proposta va in questo senso, non temo derive antidemocratiche perché credo che il nostro Paese su questo sia vaccinato».
Sapo Matteucci, scrittore, spiega di votare Sì «perché da 30 anni il bicameralismo perfetto si vuole cambiare, perché il titolo V di D’Alema e Amato ha prodotto disastri e perché non voglio che l’Italia finisca nelle fauci di Trumpillo». Annamaria Lenzi, pensionata, 70 anni, di Napoli ammette: «Mi spaventa il fronte del No. Contestualizzo il referendum e intendo con il Sì appoggiare Renzi che qualche riforma l’ha pur fatta. Ricordo agli amanti del proporzionale i tempi in cui un Mastella con pochi voti poteva decidere le sorti di un governo. O peggio di lui Bertinotti».
Il taglio dei costi della politica è un motore potente per votare Si. Antonella De Santis Lucciola dice: «Si tutta la vita basta politici 500 milioni di risparmi sulla politica a casa chi è di troppo da troppo tempo». Fabio Buttarelli, autore televisivo, 51 anni, ha «molto rispetto per chi voterà NO perché io stesso ho avuto molte perplessità prima di decidere per il SI». «In particolare la riforma del Senato mi è parsa non brillante, mentre trovo urgenti e necessarie tutte le altre modifiche. C’è l’opportunità irripetibile di aver fatto votare i senatori contro se stessi, e la necessità improcrastinabile di velocizzare l’azione di governo per far fronte ai tempi più rapidi di ogni altra istituzione internazionale (spesso finanziaria e tutt’altro che democratica)». Elisabetta Bolondi, insegnante, vota «si »perché vuole «andare avanti con le riforme imperfette di Renzi , desidero aggiornare la seconda parte della Costituzione, apprezzo il lavoro fatto dalla Boschi e dalla Camera che ha votato le riforme. Sono in buona compagnia, con amici seri e sensati che condividono una scelta di progresso. I toni di Grillo, il livore di D’Alema, la compagnia Salvini, Meloni, Casa Pound , Brunetta, Berlusconi, non sono i miei riferimenti».
Davide Mincica, 49 anni, trader di antichità, voterà a Londra dove vive e lavora. Anche per lui il ragionamento non si fonda su una attenta lettura degli articoli della Carta Costituzionale che dovrebbero essere cambiati. «Mah, io voto Sì perché non sarà la migliore delle riforme, ma restare perennemente cristallizzati nel passato non è mai la migliore soluzione per affrontare il futuro. L’importante è iniziare a muoversi, in seguito si potrà anche perfezionare il tutto. L’Italia è uno dei Paesi più conservatori dell’Europa, e lo dico con cognizione di causa, dato che mi divido tra Londra e l’Italia, e penso sia ormai venuto il momento di smuoversi. O almeno di provarci».