La Stampa 21.11.16
Renzi contro Landini: “I sindacati
difendono la casta, non i lavoratori”
Il premier guarda all’elettorato di centrodestra. Il leader Fiom ribatte: “Brutta riforma”
di Fabio Martini
La
selezione dei duellanti con i quali scontrarsi in tv si sta confermando
finora la scelta più azzeccata della complessa campagna elettorale di
Matteo Renzi. Ieri pomeriggio, contrapponendosi su Raitre al leader
della Fiom Maurizio Landini (ennesimo sfidante tv inviso all’elettorato
di centro-destra), il presidente del Consiglio ha dato voce ad un umore
anti-sindacato, piazzando la battuta da “titolo”: «Pensavo che compito
di un sindacalista fosse difendere i lavoratori, non i consiglieri
regionali. Con il no fermate il Paese e difendete la ’casta’!». E poco
prima Renzi aveva infilato una battuta meno ad effetto, ma ancora più
“appetitosa” per l’elettorato di centrodestra: «In democrazia non è che
si fa quello che dice la Fiom o la Cgil punto e basta. Voi non siete più
la verità in terra». Come dire: cari elettori, da quando ci sono io,
per fortuna la Cgil conta sempre di meno.
Per quanto sia ben
mascherata e condotta con maestria, oramai la strategia di Renzi è
chiara: poiché per vincere il referendum, è necessario convincere a
votare Sì tantissimi elettori di centrodestra (con un’affluenza del 60%
ne servirebbero circa 4 milioni, meno con affluenze più basse), finora
il presidente del Consiglio ha accettato duelli televisivi soltanto con
anti-berlusconiani (Marco Travaglio, Gustavo Zagrebelsky, Peter Gomez,
ieri Maurizio Landini), che è il modo migliore per “parlare” ad un
elettorato moderato di centrodestra.
Nel duello arbitrato da Lucia
Annunziata su Raitre, anche il leader della Fiom ha fatto la sua parte e
(come i precedenti duellanti) ha tenuto il campo, sciorinando una serie
di battute politicamente efficaci: «Viviamo una situazione
difficilissima, non dico che è facile risolvere i problemi, ma fa male
continuare a dividere un Paese in difficoltà che avrebbe bisogno di
maggiore unità». E poi con ironia, Landini ha stuzzicato Renzi con una
battuta agrodolce: «I padri costituenti fecero delle acrobazie per
unire, non vorrei che dopo gli acrobati arrivassero i clown...». E
ancora: «Dopo 1000 giorni di suo governo, il suo staisereno non convince
più nessuno».
Battute indirizzate verso i fianchi scoperti di
Renzi - il suo apparire divisivo e inaffidabile - anche se il presidente
del Consiglio ha poi proseguito nella sua narrazione preferita, quella
dell’”uno contro tutti”: «Accozzaglia? Se ho offeso qualcuno mi scuso:
ma io intendevo fare un complimento. Perché potrei dire che la vicinanza
di Landini a quelli di Fratelli d’Italia e di Casa Pound, soltanto su
questa vicenda, mette insieme storie totalmente diverse che non hanno
nient’altro in comune e quindi la definisco, secondo il vocabolario
italiano, ’accozzaglia’. Se però preferisce che la definisca coalizione
coesa, tesa a dare un governo al Paese, posso chiamarla ’coesione’, ma
preferisco chiamarla ’accozzaglia».
Nell’approssimarsi del voto,
cominciano a spuntare gli appelli, del tipo di quelli che diffondeva il
Partito comunista italiano prima delle elezioni con lunghi elenchi di
intellettuali organici. È stato diffuso un elenco di esponenti del mondo
della cultura a favore del Sì, sotto un appello che contiene, tra
l’altro, anche concetti espressi in gergo politico: «ll No metterebbe
una pietra tombale su ogni ulteriore possibilità di cambiamento, per
anni». Tra i firmatari Andrea Bocelli e Roberto Bolle, gli attori
Massimo Ghini Zingaretti Luca e Massimo, il direttore d’orchestra Zubin
Mehta, i registi Ferzan Ozpetek, Gabriele Salvatores, Paolo Sorrentino,
Paolo Virzì, Michele Placido e lo psicoanalista Massimo Recalcati, che
alla Leopolda si era rivolto al presidente del Consiglio, chiamandolo
«Matteo».