venerdì 18 novembre 2016

La Stampa 18.11.16
«Dimissioni»
Il premier batte sul tasto dell’instabilità
di Marcello Sorgi

Ai molti, a cominciare da D’Alema e Berlusconi, che dicono che anche in caso di sconfitta dovrebbe restare al suo posto, Renzi ieri ha risposto, sarebbe il caso di dire ha ripetuto, che se ne andrà. Ignorare il responso degli elettori - che con un’eventuale vittoria del No boccerebbero il cambiamento proposto dal governo, scegliendo di lasciare in piedi il sistema attuale -, per il premier non è possibile. In quel caso il 5 dicembre occorrerebbe dar vita a un altro governo, probabilmente tecnico, per rifare la legge elettorale - che Renzi tuttavia si impegna a cambiare con qualsiasi esito delle urne -, adattarla al Senato che resterebbe in piedi tale e quale, e mettere il Paese in condizioni di tornare al voto. Nelle more del quale, il governo di cui Renzi non farebbe parte, sarebbe probabilmente costretto a rialzare le tasse, com’è del resto accaduto altre volte con i governi tecnici.
Per quanto possibile, il premier s’è sforzato di dipingere questo scenario da incubo in termini non catastrofici, per non essere accusato di voler spaventare gli elettori. L’argomento è più o meno quello usato al principio della campagna referendaria, e subito ritirato perché considerato prematuro. Ed è simile a quello adoperato da Craxi trentun anni fa al referendum sulla scala mobile. A meno di venti giorni dal 4 dicembre, Renzi ha bisogno di scuotere un elettorato rivelatosi fin qui indifferente alle molte novità introdotte nella lunga vigilia del voto dal governo, e che ha lasciato scendere il Sì progressivamente nei pronostici di quasi 10 punti. Inoltre, non è un mistero che il punto debole del variegato ma compatto fronte trasversale del No è che appunto è unito contro Renzi però non è in grado di esprimere un’alternativa. Si va da D’Alema e Bersani, che pensano che la sconfitta di Renzi costituisca la premessa di un capovolgimento congressuale degli equilibri interni del Pd, a Berlusconi che invece vorrebbe approfittarne per tornare a una specie di patto del Nazareno-bis. Difficilmente sarebbero in grado di allearsi per realizzare un ribaltone. Per questo Renzi batterà su questo tasto fino alla vigilia del referendum.