martedì 15 novembre 2016

La Stampa 15.11.16
Non è un boom, dietro al primato ci sono divorzio breve e calo di nascite
Le separazioni incidono sull’incremento delle unioni
di Linda Laura Sabbadini

Nel 2015 sono stati celebrati in Italia 194 mila matrimoni circa, 4 mila 600 in più rispetto al 2014. Boom di matrimoni? Assolutamente no. Leggiamo bene i dati.
L’incremento è assai modesto, soprattutto se paragonato alla diminuzione degli anni precedenti. In media nel periodo 2008-2014 il decremento è stato di circa 10 mila l’anno. Dunque, altro che boom, abbiamo recuperato una piccolissima parte della diminuzione dei matrimoni e per di più l’incremento è dovuto alla crescita dei secondi matrimoni, pari a 2 mila 500 unità su 4 mila 500. Ma perché succede questo? Perché recuperiamo pochissimo, neanche quello che abbiamo perso in un anno? Ci sono tre motivi fondamentali. Primo, il calo delle nascite, che caratterizza il nostro Paese, ha portato a una drastica riduzione della popolazione giovane che potrebbe sposarsi. La popolazione di giovani donne e giovani uomini fino a 34 anni è diminuita di un milione e mezzo di unità dal 2008. La presenza di un numero minore di giovani porta a un numero minore di primi matrimoni, e ciò inciderà sul valore assoluto dei matrimoni anche in futuro. Secondo, in periodi di crisi è normale che diminuiscano i matrimoni, è successo anche nel lontano passato, perché le persone sono portate a rinviare i propri progetti di vita, soprattutto se parliamo di giovani che devono trovare un lavoro e una casa. Terzo, negli anni è cambiato il modo di rapportarsi al matrimonio anche nelle coppie giovani. Sempre più giovani sperimentano l’unione libera prima di sposarsi, come periodo di prova o addirittura la scelgono come forma familiare alternativa al matrimonio. Abbiamo raggiunto e superato un milione di libere unioni. Non è un caso, quindi, che continui a crescere l’età al primo matrimonio, 35 anni tra i maschi e 32 anni tra le femmine, 2 anni in più rispetto al 2008: perché oltre a ritardare le nozze per il prolungamento degli studi, o per la crisi, si posticipa anche perché si vuole verificare se l’unione funziona davvero. Se si considera la propensione a sposarsi in prime nozze ci si rende conto che è cresciuta solo del 2% per cento, raggiungendo valori del 20% più bassi di otto anni fa. I giovani si sposano meno rispetto al 2008 e vivono nella famiglia di origine tra i 18 e i 30 anni, in più dell’80% dei casi se maschi e del 69 se femmine. La transizione all’età adulta è sempre più lunga, condizionata anche dalla crisi. Il matrimonio sta, dunque, vivendo profonde trasformazioni, dovute a fattori strutturali (il calo delle nascite e quindi della popolazione in età da primo matrimonio), congiunturali (la crisi), culturali e di costume (atteggiamento più aperto nei confronti delle libere unioni). Un altro aspetto di mutamento è rappresentato dalla crescita delle seconde nozze, la cui quota sul totale dei matrimoni raggiunge il 17%, contribuendo all’aumento delle famiglie ricostituite, come conseguenza della crescente instabilità matrimoniale. Dopo una fase di sostanziale stabilità delle separazioni e dei divorzi, dovuta anche al calo dei matrimoni, assistiamo a un balzo dei divorzi del 57% per l’introduzione della legge sul divorzio breve che provocherà a sua volta nei prossimi anni un ulteriore incremento delle seconde nozze. La crescita dei secondi matrimoni contribuisce anche all’aumento della quota di matrimoni civili, che però rappresentano ancora meno della metà del totale, perché le coppie italiane al primo matrimonio vi ricorrono solo nel 30 per cento dei casi, a differenza della quasi totalità delle coppie al secondo matrimonio e di quelle con almeno uno straniero. Questi dati mostrano i grandi cambiamenti che stiamo attraversando nei percorsi di vita individuali, più frastagliati che in passato. Si studia più a lungo, si esce dalla famiglia di origine più tardi, si convive prima di sposarsi, ci si sposa o si sceglie la libera unione, con maggiore frequenza ci si separa o si divorzia, formando due famiglie, una di madre sola separata e una di single maschio separato, magari ci si risposa più frequentemente, soprattutto se è l’uomo a essere divorziato. Aumentano le forme di vita familiare non tradizionali e la loro varietà e ognuno di noi ne sperimenta di più nel corso della vita.