La Stampa 14.11.16
D’Attorre e la compagna filosofa separati sul Sì
di Carlo Bertini
È
solo uno dei tanti strappi familiari prodotti dallo schema secco «o di
qua o di là» del referendum, ma questo caso ha dalla sua tratti alquanto
simbolici. Ci tiene a ritagliarsi un ruolo che non sia solo quello
della «bella compagna di Alfredo D’Attorre», la giovane e avvenente Sara
Manfuso da Cassino e la sua scelta di campo vuole esserne una piccola
dimostrazione. Malgrado conviva con D’Attorre (oggi insieme a Fassina un
parlamentare di Sinistra Italiana, ieri del Pd a trazione Bersani,
strenuo combattente per il no al referendum) lei ha deciso di schierarsi
a favore del Si. Una separazione politica tra le mura di casa, come se
ne sentono tante nelle famiglie di elettori di sinistra. Ma dall’alto
del suo percorso di studi in ermeneutica filosofica e dei suoi trentadue
anni, tra le motivazioni che Manfuso adduce per questa scelta di campo
c’è innanzitutto quella generazionale, «noi ci vogliamo porre in
discontinuità con le figure del passato e le cariatidi politiche». Senza
voler fare nomi per ritrosia, le definisce proprio così, «cariatidi
politiche». La seconda è che lei ritiene Renzi «una grande risorsa del
paese» e un baluardo contro le «derive populiste». Niente di più
distante dal sentire del suo compagno. E la terza argomentazione che la
spinge al Sì è che all’ impegno in un’associazione per i diritti delle
donne, vuole sommare quello di militante politica, prendendo la tessera
del Pd. Altro tassello che la distanzia dalle scelte di D’Attorre, che
ha mollato al suo destino il Pd, che conduce la battaglia per il no in
compagnia di svariate «figure del passato» e che ritiene Renzi e le sue
riforme un rischio per la democrazia. «Con Alfredo abbiamo avuto
discussioni molto accese», ammette lei ricorrendo a un eufemismo, «ma
lui rispetta la mia posizione e io stimo la sua coerenza che altri non
hanno: quella di non restare nel Pd con posizioni di tale dissenso,
cercando di dar vita a una formazione di sinistra, a cui auguro di avere
fortuna, malgrado i tratti velleitari che la contraddistinguono».