La Stampa 14.11.16
Cuperlo: a volte i dubbi sono meglio delle certezze E adesso basta rodeo
“Ecco gli errori di Renzi e D’Alema”
“Renzi ha iniziato il rodeo ma ora lavoriamo per ridurre le distanze”
Cuperlo: i miei dubbi sono più utili delle certezze di D’Alema
intervista di Francesca Schianchi
In
«un estremo tentativo di ridurre le distanze», poco più di una
settimana fa Gianni Cuperlo ha firmato il documento che impegna il Pd a
cambiare la legge elettorale. Unico della minoranza a farlo e quindi a
votare sì al referendum, oggi chiede uno sforzo di unità prima di tutti
al segretario-premier Matteo Renzi: sbaglia, ammonisce, a credere «che
l’autorevolezza del leader passi dalla divisione del suo Paese e del suo
campo».
In questi giorni ha ricevuto più insulti o incoraggiamenti?
«Ho
sofferto quella firma al documento. Sapevo che persone che stimo
l’avrebbero criticata o avversata. Ho ricevuto parecchi sostegni, ma ti
spiace l’incomprensione con chi ha condiviso le tue battaglie e senti
vicino. Ho pensato al giorno dopo e al dovere di un estremo tentativo
per ridurre le distanze almeno sulla legge elettorale e l’elezione dei
senatori».
D’Alema dice, riferito a lei, che «bisognerebbe stabilire limiti all’ingenuità»...
«Ah,
si riferiva a me? Ingenuamente ho pensato fosse un’autocritica.
Comunque continuo a pensare che i dubbi aiutano più delle certezze».
I rapporti nel Pd sono tesi, «un rodeo», ha detto lei: cosa si deve fare per recuperare unità?
«Il
punto è che quel rodeo lo ha iniziato il premier. L’unità del Pd e
della sinistra non è un totem o un atto di fede: conta su cosa e come la
costruisci. Ma serve la volontà di raggiungerla quell’unità. Io non ho
mai pensato che cambiare l’Italicum o eleggere direttamente i senatori
fosse una concessione alle minoranze ma la via per istituzioni un po’
più solide. E anche il modo per ridare ossigeno a un centrosinistra più
largo di noi. Perché questo dovrebbe esser chiaro a tutti: il Pd da solo
non vince, ma senza il Pd a non vincere è la sinistra».
Quindi chi sbaglia è Renzi ?
«L’errore
più grande è nell’idea che l’autorevolezza del leader passi dalla
divisione del suo Paese e del suo campo. Passare dalla rottamazione
spinta alla divisione del mondo tra innovatori e conservatori, amici e
nemici, prima che una caricatura è un abbaglio».
Bersani che chiede in una lettera a Repubblica una «riflessione collettiva» tenta il dialogo o certifica la distanza?
«Ho
apprezzato il tono. Come Bersani penso che il problema sia un’onda
potente che da destra si abbatte sulle nostre democrazie. Dobbiamo
vederla e attrezzare una nuova sinistra a reagire. La premessa per farlo
è anche nel cogliere la quota di verità nelle ragioni dell’altro».
Si può stare in un partito senza fidarsi del segretario?
«In un partito non si sta perché ci si fida ma perché si è convinti che quella forza sia necessaria per affrontare i problemi».
C’è il rischio di una scissione?
«Tempo
fa ho detto che il Pd per me non era un destino ma una scelta da
rinnovare e far crescere. Se alzo lo sguardo sul mondo temo il
fallimento di questo progetto perché ricadrebbe su tutto il
centrosinistra. Mi batto per evitarlo, ma è una sfida che non si vince
in pochi. E la premessa è un Pd ancorato a sinistra».
Il referendum è legato alle sorti del governo o no?
«E’
stata una miopia del governo caricarsi una funzione che doveva essere
del Parlamento. Con altri lo abbiamo gridato con proposte nel merito.
Renzi ha detto che in caso di sconfitta lascerà Palazzo Chigi: direi che
farlo è nelle sue corde».
Se vince il sì, come dice D’Alema, nasce il partito di Renzi?
«Mi
sono sempre battuto contro l’idea di un partito piegato al volere di un
capo. E il tema del troppo potere in una figura sola rimane. Al
congresso sarà in campo un’alternativa a Renzi e a quella sua
impostazione che mi ha portato a non votare jobs act, buona scuola e
fiducia sull’Italicum. La coerenza non si chiede, si pratica».
Come giudica l’iniziativa della lettera spedita agli italiani all’estero?
«Se
è vero che si tratta di una iniziativa del Pd e che altri in passato
hanno fatto lo stesso, non vedo il problema. Se si fossero violate delle
regole sarebbe giusto renderne conto».