Il Sole Domenica 6.11.16
Religioni in pericolo
Monoteisti dimenticati
di Lucetta Scaraffia
Nel
nostro mondo globalizzato e omologato sembra che nel Mediterraneo e in
Medio oriente esistano solo i tre grandi monoteismi, e la nostra
attenzione è polarizzata dagli scontri fra essi. Solo di recente il
conflitto siriano ci ha messi di fronte a un nome misterioso, quello
degli yazidi, dei quali ignoravamo l’esistenza.
Ma non c’è solo
questa minoranza oggi a rischio di estinzione a causa delle guerre; ci
sono i drusi, i mandei, i copti, i samaritani, gli zoroastriani, e altri
ancora che hanno mantenuto tradizioni millenarie con tenacia e
sacrificio, e che oggi cercano di far continuare la loro tradizione in
luoghi lontani come la periferia di Detroit o di Londra, dove sono stati
costretti a emigrare.
Il grande interesse di questo libro
affascinante sta proprio nel sapiente intreccio fra la storia di queste
religioni – che può contare anche migliaia di anni – e il presente.
Questo doppio registro temporale è reso possibile dalla particolare
competenza di Gerard Russell, studioso di lingue e religioni orientali a
Oxford ma al tempo stesso per decenni funzionario del ministero degli
esteri in servizio in Medio Oriente.
Un autore quindi che sa
riconoscere i canti degli antichi egizi per la morte del faraone nelle
musiche intonate dai fedeli copti per le cerimonie pasquali nella chiesa
che gli emigrati si sono costruiti alla periferia di Londra. E che poi
racconta i colloqui in ristoranti o case private di emigrati nelle quali
è accolto, dove ascolta i problemi che queste minoranze perseguitate
affrontano nei luoghi di arrivo, in genere Gran Bretagna o Stati Uniti.
Per
i copti, così come per i membri di altre minoranze religiose emigrate,
la tranquillità raggiunta in luoghi dove hanno trovato libertà e
benessere è velata dal timore di perdere il filo della loro tradizione,
conservato per anni nonostante persecuzioni e povertà. E il nodo più
difficile è convincere i figli a sposarsi all’interno del gruppo di
origine, condizione indispensabile per mantenere intatte le tradizioni.
Alcuni
gruppi segnalano anche un’altra realtà che li modifica: la necessità di
raggiungere e collegare fra loro i gruppi di emigrati li ha costretti a
comunicare attraverso internet calendari, festività, riti, talvolta
anche contenuti più importanti.
È successo allora che alcuni
occidentali s’innamorassero di queste religioni ignote chiedendo di
essere accolti, rompendo l’unità etnica. Durante la visita ai samaritani
Russell incontra un biondo e robusto americano convertito e questi
partecipa ai sacrifici nel giorno della grande festa che prevede lo
sgozzamento rituale di molti capretti da parte dei sacerdoti, con gesti e
vestiti che risalgono a ventisei secoli fa, mescolandosi ai turisti
pronti a comprare nei negozi del villaggio una maglietta su cui si legge
The Good Samaritan. Il tutto sullo sfondo di un cartellone dello
sponsor, un’impresa palestinese.
Ognuna di queste religioni è
plasmata da una dozzina di altre fedi: per i mandei è Giovanni Battista
il vero profeta, gli zoroastriani si rifanno prevalentemente agli
insegnamenti segreti dei pitagorici, i samaritani si dichiarano
discendenti di Giuseppe e non dei fratelli che l’hanno venduto, mentre
altri credenti rifiutano Abramo per aver accettato di sacrificare il
figlio Isacco. E c’è qualcosa – conclude l’autore – che possiamo
imparare da ognuno di loro.Gerard Russell, Regni dimenticati. Viaggio
nelle religioni minacciate del Medio Oriente , prefazione di Rory
Stewart, traduzione di Svevo D’Onofrio, Adelphi, Milano, pagg. 385, € 25