Il Sole Domenica 6.11.16
Remo Ceserani (1933-2016)
Maestro delle letterature comparate
di Lorenzo Tomasin
Le
Letterature comparate, di cui Remo Ceserani, spentosi lunedì scorso a
82 anni, è stato il principale rappresentante accademico italiano nei
decenni a cavallo tra fine del Novecento e inizio di questo secolo, sono
una disciplina dall’identità complessa e, malgrado l’ancor breve
storia, stratificata. Formatasi in Europa al principio del secolo scorso
sulle ginocchia della Filologia romanza, la comparatistica ne ereditava
l’attitudine ottocentesca al confronto tra lingue, culture e
tradizioni, e ne trasferiva il focus dal medioevo all’età moderna,
divenendo poi (per naturale vocazione, si direbbe) sempre meno europea e
sempre più (iper)contemporanea grazie a spunti e a sviluppi di cui
proprio Ceserani è stato, in Italia, tra gli interpreti esemplari.
Nell’opera
– vastissima, neanche a dirlo – di questo studioso formatosi come
italianista nella Milano di Mario Fubini e sbarcato ancor giovane nella
Yale di René Wellek, alcune tendenze di ciò che è oggi la comparatistica
letteraria emergono con nitore, tanto da potersi isolare, pur senza
pretesa d’esaurirle, in alcuni nuclei ben riconoscibili. Primo: l’idea
di studiare la letteratura indipendentemente dalle singole tradizioni
linguistiche e storico-culturali, idea che – sovente esposta
all’arbitrio per le epoche passate – può divenire ben legittima se
applicata con intelligenza al panorama odierno della globalizzazione (un
titolo: La letteratura nell’età globale, il Mulino, 2012). Secondo:
l’idea di studiare la letteratura repertoriandone i temi, cioè adottando
una prospettiva distinta e complementare rispetto a quella tradizionale
della storia e geografia o dell’isolamento di generi o altri istituti
formali (e qui, più che un titolo, una piccola pleiade di lavori scritti
o diretti, come il Dizionario dei temi letterari, Utet, 2007, con Mario
Domenichelli e Pino Fasano, o la fortunata collana laterziana
dell’Alfabeto letterario, aperta da Ceserani stesso con un volume sullo
Straniero, 1998, e illustrata da monografie come quelle di Pierluigi
Pellini sulla Descrizione, 1998, o di Alberto Casadei sulla Guerra,
1999). Terzo: l’idea di studiare la letteratura in rapporto con altre
arti, scienze o discipline che con essa si trovano a interagire,
appuntandosi in particolare su forme di produzione tipiche del mondo
attuale, quali il cinema o la fotografia (e qui, più che come esempio,
come punto estremo della riflessione di Ceserani valga il volume
Convergenze, Bruno Mondadori, 2010, in cui si mostra come siano spesso i
cultori delle altre discipline e scienze a far proprie le categorie e i
riferimenti tipici dell’analisi e della teoria letteraria, con effetti
di produttiva contaminazione).
Uscito dai ruoli dell’insegnamento
già da vari anni, dopo essere passato per cattedre prestigiose e, almeno
in certe fasi, pionieristiche, a Pisa e a Bologna, ma anche in sedi
straniere come visiting, dall’America alla Svizzera della cattedra
zurighese intitolata a De Sanctis, Remo Ceserani continuava a guardare
alla trasmissione del sapere con un interesse genuino ed aperto. È lo
stesso atteggiamento che lo aveva portato, molti anni fa, a imbarcarsi
insieme a Lidia De Federicis nell’impresa del Materiale e l’immaginario,
Loescher, 1978-1980: dieci volumi pensati per uno studio innovativo e
approfondito della letteratura italiana nella scuola. Un suggerimento
che molti insegnanti, negli anni successivi, seppero cogliere,
decretando il vasto successo di un’opera la cui ricezione nei licei non
poteva considerarsi scontata nemmeno alla fine del secolo scorso.
Alla
memoria di Remo Ceserani sarà dedicato, a metà dicembre a Venezia, il
convegno dell’associazione dei comparatisti italiani (Compalit), di cui
egli stesso fu membro fondatore e primo presidente, dal 1994 al 1999.