Il Sole 8.11.16
Intervista a Gina Miller Fund Manager Scm Direct
«Così ho distrutto Brexit, ecco i pericoli per i mercati»
di Mara Monti
Londra
 «Mi chiede che cosa succederà nei prossimi mesi? Credo che si andrà 
verso le elezioni anticipate, quasi sicuramente la prossima primavera» .
 Non ha dubbi Gina Miller la fund manager che gestisce insieme al marito
 la società finanziaria Scm Direct, promotrice insieme al parrucchiere 
brasiliano Deir dos Santos del ricorso all'Alta Corte inglese, sfidando 
il governo di Theresa May, con l'intento di imporre un voto del 
Parlamento prima dell’avvio dei negoziati con l’Unione Europea.
Il
 premier inglese si è appellato alla Corte Suprema nella speranza di 
modificare il corso degli eventi «ma la Corte rigetterà il ricorso 
perché il problema non è legale, è politico. Ci aspettiamo una decisione
 prima di Natale», ha aggiunto la manager, 51 anni, avvocato, la quale 
ieri si è presentata di fronte a decine di fund manager della City per 
spiegare i rischi della Brexit per i mercati finanziari.
In questa
 intervista al Sole 24 Ore, Gina Miller che oggi viaggia sotto scorta 
dopo le minacce ricevute nei giorni scorsi, ripercorre i motivi 
dell’azione legale avviata dopo il referendum del 23 giugno scorso.
Perché avete avviato questa azione legale? In che cosa consiste la mancanza di trasparenza che avete denunciato?
Sia
 chiaro, l’Alta Corte non si è espressa contro Brexit, ha rimesso nelle 
mani del Parlamento una decisione vitale per gli interessi nazionali di 
questo paese che dal giorno del referendum viaggia all’oscuro di tutto. 
Guardi, da dieci anni insieme a mio marito mi occupo di trasparenza dei 
mercati finanziari e negli ultimi due anni abbiamo collaborato con la 
Commissione europea sul testo della Mifid II e su alcune direttive che 
riguardano i mercati finanziari. Io sono stata una sostenitrice del 
“Remain”. Prima del referendum mi sono resa conto che anche se quello 
fosse stato il risultato delle urne, qualcosa doveva cambiare perché i 
processi all'interno dell'Europa sono diventati poco efficienti. La Gran
 Bretagna era in una posizione di forza per avviare questi cambiamenti. 
Purtroppo il messaggio che è passato durante la campagna elettorale è 
andato in un’altra direzione: tutti erano convinti che il risultato 
sarebbe stato diverso, nessuno aveva contemplato l'ipotesi di “Brexit”. E
 invece la realtà è stata diversa.
Ora che cosa succederà? Quali prevede potranno essere i prossimi scenari e le reazioni dei mercati?
I
 mercati hanno reagito positivamente alla decisione dell'Alta Corte ed è
 prevedibile che succederà la stessa cosa quando si esprimerà la Corte 
Suprema sul ricorso del governo: il consenso sta crescendo, altre aree 
del paese stanno sostenendo la nostra causa a cominciare dalla Scozia. 
La realtà è che il governo non ha un piano preciso per uscire 
dall’Unione europea e a quel punto non avrà alternative che accettare il
 confronto e il voto del Parlamento. Abbiamo bisogno di vedere un piano,
 abbiamo bisogno di dati perché finora non abbiamo visto nulla, solo 
parole. Invocare l’articolo 50 senza avere un progetto è molto 
pericoloso. Che cosa succederà quando i singoli negoziati dovranno 
essere ratificati da tutti i 27 Stati dell’Unione? Nessuno lo sa.
Si
 stima per la City una riduzione del 20% del business se la Gran 
Bretagna uscirà dall'Unione europea. Che cosa succederà ai mercati 
finanziari se si andrà avanti con questa ipotesi?
La City 
rappresenta una grande risorsa per questo paese e per l’Unione Europea: 
il 20% dei lavoratori della City proviene dai 27 paesi dell'UE. C’è un 
patrimonio di conoscenza che non ha eguali. Il rischio è che si vada 
verso la frammentazione dei mercati, l’asset management ad esempio 
potrebbe spostarsi in Lussemburgo, con una perdita di efficienza 
difficilmente recuperabile.
 
