Il Sole 6.11.16
I calcoli di Renzi e il patto sull’Italicum
Il sì di Cuperlo ma anche la prima marcia indietro di Renzi sull'Italicum
di Lina Palmerini
La
mediazione di ieri riflette l’assoluto bisogno del premier di dare alla
campagna referendaria una nuova pagina e nuovi argomenti per rimontare
sul “No”
È vero che ieri c’è stata la firma di Gianni Cuperlo al
documento in cui si chiede una verifica su ballottaggio, premio di
coalizione e liste bloccate, ma è anche vero che è stata preceduta da un
cedimento di Renzi. Il premier ha sempre detto che per lui l’Italicum è
la legge migliore ma – adesso - è stato costretto a smentirsi e a
concedere quello che solo un mese fa non ha concesso. Un passo indietro,
quindi. Anche se la minoranza del “No” continua a parlare di bluff e di
testo inutile, in realtà con quell’impegno scritto di modificare la
legge elettorale Renzi si presenterà alle urne del 4 dicembre. Non c’è
una formalizzazione parlamentare, ma quel documento assume comunque il
valore politico di una promessa non solo nei confronti della minoranza
Pd ma verso tutti gli elettori che andranno a votare il referendum.
Tradirla avrebbe un prezzo.
Ed è su questo punto che si fonda il
sì – certamente meditato – di Gianni Cuperlo. Lui ha strappato quel
cedimento e ora lo mette sotto i riflettori, la sua firma rafforza il
senso di quel compromesso e rafforza la posizione negoziale che lui ha
tenuto in queste ultime settimane difendendo il valore dell’unità del
partito. Indica, insomma, che c’è un modo diverso di essere minoranza e,
per la sua parte, toglie alibi a Renzi se dovesse perdere il
referendum.
Gli effetti politici di questa mediazione sono stati
calcolati con attenzione da Renzi. E nell’analisi dei costi, quello di
smentire se stesso gli è apparso inferiore a quello di aprirsi un nuovo
varco nella campagna referendaria. L’unico fatto dietro a questo patto
con una parte della minoranza è la ricerca di una rimonta. Il premier ha
assoluto bisogno di togliere al fronte del “No” argomenti che fanno
presa su un mondo di indecisi che condividono quell’allarme sul
combinato disposto tra legge elettorale e riforma costituzionale. Il
documento di ieri apre una strada nuova di risalita, parla a un mondo –
magari piccolo – di elettori pronti al “Sì” senza l’ingombro
dell’Italicum. È il segno che questa guerra si combatte anche sul filo
di percentuali risicate, di ragionamenti sottili per pochi appassionati
di politica e cultori della materia costituzionale.
Ma c’è uno
spazio più largo che offre la novità di ieri. Consente a Renzi di poter
rafforzare uno dei suoi argomenti: cioè, rovesciare l’accusa di
personalizzazione del referendum sul fronte del “No”. Fatto l’accordo
con Cuperlo, chiarita e scritta la sua disponibilità a cambiare
l’Italicum, può dire che dietro la battaglia per la Costituzione c’è
solo l’obiettivo di cacciarlo dal Governo e dal Pd. La firma di ieri
diventa la dimostrazione della strumentalità di alcune posizioni ma dà
anche prova della sua disponibilità ad ascoltare quelli da cui oggi
dipende la sua vittoria. Nei manuali di comunicazione, introdurre una
novità nella “narrazione” è ciò di cui ha bisogno chi tenta il sorpasso.