sabato 5 novembre 2016

Il Sole 5.11.16
Cuperlo verso il sì ma i bersaniani attaccano
Riforme. L’esponente della minoranza firmerà oggi l’accordo sull’Italicum
Lo stop di Bersani e dei suoi: la legge va cambiata dopo la vittoria del No
Al via la Leopolda con Renzi e Boschi
Speranza organizza un’anti-Leopolda a Lecce
di Emilia Patta

FIRENZE La Leopolda numero 7, la terza del governo Renzi, si apre a Firenze con le parole del renziano della prima ora Matteo Richetti, vecchio compagno di strada ritrovato dopo mesi di freddezza grazie al suo impegno in favore del Sì alla riforma Boschi. E anche se il tema del terremoto nel Centro Italia e della difficile ricostruzione è al centro di questa prima serata nella vecchia stazione ottocentesca divenuta negli anni il simbolo del renzismo, è naturalmente il referendum sulla riforma del Senato e del Titolo V ad essere il vero protagonista. E mai come quest’anno la Leopolda si tiene con un Pd diviso nelle piazze: proprio mentre Richetti apre i lavori dal palco, Roberto Speranza manda le foto della sua iniziativa a Foggia, assieme al governatore anti-Renzi Michele Emiliano, in favore del No. L’anti-Leopolda, la chiama l’ex presidente del gruppo Pd e leader si Sinistra riformista.
Eppure la notizia viaggia ancora sotto traccia, in questa prima serata leopoldina: la commissione interna al Pd incaricata dallo stesso Matteo Renzi di trovare la quadra sulle promesse modifiche all’Italicum in modo da togliere dal tavolo della campagna referendaria il famoso “combinato disposto” ha chiuso positivamente i suoi lavori. E Gianni Cuperlo - il rappresentante della minoranza (anche di quella bersaniana) che ha partecipato in queste settimane alla trattativa con Lorenzo Guerini, Matteo Orfini e i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda – è pronto allo strappo con Pier Luigi Bersani. Stamattina arriverà con ogni probabilità la sua firma al documento messo nero su bianco dalla commissione, e quindi arriverà anche il suo pronunciamento per il Sì al referendum.
Qualche ora in più è stata presa sia da Cuperlo per fare un ultimo disperato tentativo di convincere i bersaniani ormai sulla strada del No, e anche dallo stesso Renzi che vuole valutare bene tutti i pro e i contro del passaggio politico. Perché Cuperlo, rispetto alla bozza che abbiamo descritto ieri su queste colonne, ha ottenuto qualcosa di importante: sono sparite tutte le forme ipotetiche, e dunque il Pd non si limita a «valutare l’ipotesi» di eliminare il ballottaggio ma si esprime in favore dell’eliminazione del ballottaggio «purché» sostituito da un sistema che «garantisca» comunque «la governabilità». E così per gli altri punti: sì senza periodo ipotetico all’introduzione del premio alla coalizione invece che alla lista e sì alla soluzione dei collegi per eliminare i tanto criticati capilista bloccati. Quanto alla vidimazione da parte almeno della direzione del Pd (inizialmente Cuperlo chiedeva la presentazione di un Ddl in Commissione), ci sarà solo dopo il referendum. Per la minoranza bersaniana, a partire da Speranza, è solo un accordo scritto sull’acqua, e che comunque verrà utile dopo l’auspicata vittoria del No come base di partenza per rifare la legge elettorale.
Le posizioni non potrebbero essere più distanti: la minoranza bersaniana ha ormai scelto la strada del referendum per indebolire Renzi e la sua leadership nel partito, mentre Cuperlo – pur con tutti i tormenti personali – crede che la bocciatura della riforma costituzionale voluta dal Pd (e a onore del vero votata in tutti i suoi passaggi anche dalla minoranza, compreso Bersani) potrebbe essere altrettanto devastante del ribaltone del 1998, quello con cui D’Alema sostituì Prodi a Palazzo Chigi: gli elettori del Pd, che secondo i sondaggi sono nella stragrande maggioranza a favore della riforma Boschi, non capirebbero come non capirono allora allontanandosi dal partito. Altro che riconquista della “ditta”.
Dal momento che Renzi sembra propenso ad accettare tutte le modifiche proposte nel tempo dalla minoranza, il sì di Cuperlo avrebbe un senso proprio e soprattutto il senso di far risaltare le contraddizioni di chi è rimasto fuori. «Voglio vedere poi Bersani e Speranza che dicono, come giustificano il loro No al referendum», ripete il premier e segretario del Pd ai suoi in queste ore. Ma il si ufficiale arriverà solo questa mattina. E, si sa, le notti portano sempre consiglio, buono o cattivo che sia.