martedì 29 novembre 2016

Il Sole 29.11.16
Corsa all’Eliseo, i socialisti allo sbando
La destra ha trovato il suo campione in Fillon, a sinistra guerra fratricida Hollande-Valls
di Marco Moussanet


PARIGI I riflettori si erano appena spenti davanti al quartier generale di François Fillon in Boulevard Saint-Germain e alla Maison de la Chimie – dove domenica sera il neo candidato della destra alle presidenziali ha festeggiato il proprio trionfo – che subito si sono riaccesi su Rue Solferino, sede del partito socialista, l’Hotel Matignon, che ospita il capo del Governo, e soprattutto l’Eliseo.
Già, perché ora che i Républicains hanno scelto il loro leader, si tratta di capire cosa succederà in casa socialista. E più in generale nella sinistra. Che assiste attonita allo scontro più o meno sotterraneo tra François Hollande e il suo premier Manuel Valls. Vede allungarsi ogni giorno la lista dei candidati (già 12, sei dei quali si presenteranno alle primarie di fine gennaio). E teme il ripetersi di quanto accaduto nel 2002, quando al ballottaggio delle presidenziali andarono la destra (con Jacques Chirac) e il Front National (con Jean-Marie Le Pen). Uno shock dal quale non si è ancora completamente ripresa.
Ad accendere l’ennesima miccia è stato proprio Valls, con un’intervista in cui non ha escluso la possibilità di sfidare Hollande alle primarie. Invece di smentire, a una domanda esplicita su questo punto, ha risposto così: «Ognuno deve riflettere con grande senso di responsabilità. Prenderò la mia decisione con coscienza. Qualsiasi cosa succeda, a guidarmi sarà sempre il senso dello Stato». Appena prima aveva chiaramente sottolineato come il libro di confidenze di Hollande a due giornalisti di Le Monde, che ha suscitato violente polemiche, abbia «cambiato il contesto», creando nella sinistra «un clima di smarrimento». «Come capo della maggioranza – aveva concluso – devo tener conto di questo nuovo contesto».
Parole durissime, quasi inequivocabili. Tanto da far circolare nella tarda serata, proprio mentre la destra inneggiava a Fillon, la voce che Valls avesse deciso di dimettersi e di candidarsi. Indiscrezione che le parole del portavoce del Governo (e fedelissimo di Hollande), Stéphane Le Foll, sembravano addirittura avvalorare: «Non ci sarà uno scontro tra presidente e premier alle primarie. Se Valls deciderà di presentarsi, certo non lo farà da primo ministro».
Lo psicodramma, di cui i socialisti francesi sono maestri, era al suo culmine. E l’attenzione si è rivolta all’abituale pranzo del lunedì tra le due massime cariche dello Stato (durato un po’ più a lungo del solito, un paio d’ore). Dove, stando almeno ai sorrisi sulla scalinata dell’Eliseo e alla versione fornita dai portavoce di Matignon, Valls avrebbe disinnescato la bomba. «Soprattutto in un momento in cui il Paese affronta la minaccia del terrorismo – avrebbe detto quest’ultimo a Hollande – non può esserci uno scontro politico nel quadro di una primaria tra un presidente e un capo del Governo. Ancor meno tra due persone il cui rapporto è basato sulla fiducia reciproca. Non c’è e non ci sarà mai una crisi istituzionale. Ho il senso dello Stato».
E visto che Hollande non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro, a questo punto lo scenario più probabile, a meno di nuove sorprese, è che il presidente annunci nei prossimi giorni (senza aspettare la scadenza del 15 dicembre) la partecipazione alle primarie della sinistra (di fatto dei socialisti). Sicuramente un rischio, visto che potrebbe essere battuto (per esempio dall’ex ministro Arnaud Montebourg, esponente della sinistra del partito), ma al quale Hollande non può sottrarsi.
Lui, apparentemente imperturbabile, è convinto di poter risalire la china nei cinque mesi che lo separano dal primo turno delle presidenziali. Perché i dati sulla disoccupazione mostrano l’inversione della curva alla quale ha sempre fatto dipendere la sua decisione. E perché sa di essere un “animale politico”, che riesce a dare il meglio di sé in una campagna elettorale, possibilmente breve e dura. A maggior ragione avendo come avversario un esponente della destra conservatrice e liberista come Fillon, che consente di avere il classico confronto ideologico del bipolarismo. Con la chiara contrapposizione di due visioni della società.
E Valls, che tutto sommato ha “solo” 54 anni, può aspettare il prossimo giro. Esattamente come ha fatto Fillon con Sarkozy.