il manifesto 29.11.16
La vecchia Francia può conquistare l’Eliseo?
François
Fillon. Per Fillon ha votato la borghesia di provincia, cattolica e
tradizionalista. Ma non i quartieri popolari, bersaglio di Le Pen. I
dubbi dei centristi
di Anna Maria Merlo
PARIGI
François Fillon ha stravinto le primarie della destra, al primo turno ha
eliminato Nicolas Sarkozy, al secondo ha distanziato Alain Juppé (66,5%
contro 33,5%). Per la destra francese è una svolta. I due “bébé Chirac”
(malgrado la differenza di età di 10 anni) sono messi ai margini. La
destra moderata, che guarda al centro, e quella “bonapartista”,
interpretata in modo agitato, ma pur sempre nella scia dei “liberali
europei”, sono state sorpassate da un politico che nel 2005 aveva difeso
il “no” a Maastricht. Arriva in primo piano, candidato alle
presidenziali di primavera, il rappresentante di una destra che sembrava
essere in declino, vecchissima, liberista in economia e tradizionalista
nei valori di patria e famiglia. Sarà questa destra in grado di vincere
l’Eliseo?
Il giorno dopo la vittoria, la destra esulta, per il
successo delle primarie – che non era scontato, era la prima volta per
una formazione politica legata all’idea del “capo” – c’è ormai la corsa a
schierarsi con il vincitore. Fillon ha ottenuto un’ampia vittoria,
quindi i suoi hanno fatto sapere di non essere disposti a modificare
troppo il programma, per aprirlo alle posizioni più aperte dell’ala
Juppé. Intanto, ha già sostituito la testa del partito Les Républicains,
Bernard Accoyer al posto del sarkozista Laurent Wauquiez.
La
domanda che comincia ad emergere è: riuscirà Fillon a unire l’elettorato
di destra? Già ieri, per esempio, l’organizzazione giovanile dell’Udi
(partito di centro destra, alleato dei Républicains) ha manifestato
interesse per Emmanuel Macron, ex ministro dell’Economia di Hollande
auto-proclamatosi candidato alle presidenziali su posizioni “né di
destra né di sinistra”, liberiste in economia (senza gli eccessi di
Fillon), moderno e liberale sulle questioni sociali. L’elettorato che ha
regalato a Fillon un quasi plebiscito è molto particolare. Hanno votato
alle primarie della destra un po’ più di 4 milioni di persone, la
maggior parte abbienti, nei quartieri popolari le primarie non hanno
avuto molto seguito. Fillon, con il suo stile volutamente sobrio e
“serio”, ha raccolto i voti di una borghesia tradizionale, cattolica
(sono circa 3 milioni che vanno a messa la domenica), di età avanzata,
che si perpetua soprattutto in provincia, liberista in economia,
conservatrice sulla società, legata ai “valori francesi” difesi dal
candidato.
Lo ha scelto un elettorato che trova che si paghino
troppe tasse, che i disoccupati sono soprattutto dei pelandroni pieni di
pretese, che è ora di tagliare i troppi aiuti, perché, come ha ripreso
Fillon da Margaret Thatcher “la migliore protezione sociale è il
lavoro”. Ha avuto importanza il suo richiamo all’”autorità dello stato”,
e anche all’“esemplarità di coloro che lo dirigono” (dopo dei
presidenti dalla vita privata agitata, arriverebbe un padre di 5 figli,
sposato da 35 anni con la stessa persona, una situazione che non si
vedeva dai tempi di De Gaulle). “Alle primarie votano gli inclusi, non
gli esclusi”, sottolinea il politologo Jean-Yves Camus. Ha avuto
importanza la sua presa di posizione a favore dei cristiani d’oriente.
Per Fillon hanno anche operato le reti di Sens Commun, il movimento
politico nato dalla Manif pour tous contro il matrimonio omosessuale e
qui c’è la presenza di un voto giovanile, più estremista, con
rivendicazioni identitarie.
Un primo sondaggio rivela che Fillon
arriverebbe in testa al primo turno delle presidenziali, battendo poi al
ballottaggio Marine Le Pen. Il sondaggio è evidentemente una fotografia
del momento, visto che a sinistra c’è la confusione generale, una
pletora di pretendenti in pectore ma non ancora nessun candidato
definitivo per il Ps. Il Fronte nazionale, versione Marine Le Pen, è
subito sceso in campo sul terreno economico: Fillon è accusato di
voltare le spalle al popolo. Marine Le Pen vuole proporre la
“protezione” per i francesi in difficoltà, mentre le proposte di Fillon
sono viste come un rischio ulteriore per i più poveri, che pagherebbero
la purga allo stato sociale. Fillon “non è in grado di riunire
l’elettorato popolare”, ha affermato Nicolas Bay, segretario generale
del Fronte nazionale. Il nuovo elettorato dell’estrema destra, quello
delle zone che stanno pagando la deindustrializzazione, è lontano da
Fillon. Sui temi sociali invece, c’è vicinanza (a cominciare dall’islam
come “problema” e dalla privazione della nazionalità per i sospetti di
jihadismo). Fillon potrebbe rubare voti a Marine Le Pen tra la borghesia
di provincia che avrebbe votato estrema destra “turandosi il naso”. La
sua vittoria mette invece in maggiore difficoltà l’ala liberista e
cattolica del Fronte nazionale, quella rappresentata dalla nipote,
Marion Maréchal-Le Pen, che ha una base soprattutto nel ricco sud-est.
Intanto marginalizza la candidatura di Nicola Dupont-Aignan, sovranista
molto a destra. Ma apre uno spazio al centro, che potrebbe spingere
François Bayrou, del MoDem, a scendere di nuovo in campo (nel 2007 aveva
avuto il 18% al primo turno).