il manifesto 29.11.16
La confusione a sinistra
François
Fillon. La ricerca dell'unità impossibile. Tensioni alla testa dello
stato, tra Hollande e Valls. Già sei candidati a sinistra, in attesa del
settimo, del Ps. Ma le primarie socialiste sono nella nebbia fitta
di Anna Maria Merlo
PARIGI
La destra è riuscita a fare le primarie e la sinistra è nel pantano. Un
portavoce del Ps, Olivier Faure, ha parlato ieri di “suicidio
collettivo”. Sulla carta, il Ps ha convocato delle primarie a gennaio,
ma l’organizzazione e il nome dei candidati sono ancora nelle nebbia più
fitta. Alla testa dello stato c’è ormai una lotta sorda tra François
Hollande e Manuel Valls, anche se ieri sembra sia stata dichiarata una
tregua tra presidente e primo ministro. Valls per il momento non si è
dimesso e sembra aver rinunciato alla candidatura, ma domenica aveva
sfidato Hollande in un’intervista al Journal du Dimanche, affermando che
ormai il presidente non ha la possibilità di pretendere a un secondo
mandato (il colpo di grazia è stato il libro di confidenze a due
giornalisti). Claude Bartolone, presidente dell’Assemblée nationale,
aveva invitato Hollande e Valls a presentarsi entrambi alle primarie del
Ps, per chiarire e uscire dall’impasse. Il Ps è paralizzato,
nell’attesa di una dichiarazione di candidatura da parte di Hollande,
che esita, di fronte a un record di impopolarità. La data-limite per le
candidature alle primarie del Ps è il 15 dicembre.
Daniel
Cohn-Bendit ha invitato tutti i candidati della sinistra a competere in
queste primarie, per avere un candidato con una vera legittimità. Ma la
missione sembra impossibile e il voto, che sarà molto probabilmente
limitato al Ps sempre che abbia luogo, rischia di essere un “sussurro”
(per partecipazione e per il dibattito) rispetto all’operazione conclusa
dalla destra, ha messo in guardia Christian Paul, socialista della
“fronda”. Intanto, a sinistra ci sono già sei candidati (che saliranno a
sette con il rappresentante del Ps) e tutti sono decisi a correre al
primo turno della presidenziali senza passare per le primarie. C’è
Jean-Luc Mélenchon, che ha abbandonato il Front de gauche ed è ormai
alla testa della France Insoumise, ha ottenuto l’appoggio del Pcf (che
quindi rinuncia al proprio candidato), grazie a un voto senza entusiasmo
degli iscritti (posizione approvata al 53%), ma dovrà fare i conti con
una non meglio precisata “campagna autonoma” dei comunisti (che pensano
soprattutto alle legislative di giugno). In corsa c’è Yannick Jadot,
uscito vincitore dalla mini-primaria di Europa Ecologia-I Verdi. Sabato
si è dichiarata candidata la radicale di sinistra Sylvia Pinel (anche se
tre radicali sono nel governo Valls). Si è auto-dichiarato candidato
Emmanuel Macron, che si è dimesso da ministro dell’Economia, su
posizioni liberal in economia e aperte sulle questioni di società (si
dichiara “né di destra né di sinistra”, ma “progressista”). Poi ci sono i
trotzkisti Nathalie Artaud per Lutte ouvrière e Philippe Poutou per
l’Npa.
Ma la vittoria di Fillon, uomo della vecchia Francia che
“ha una visione degli anni ‘60” (la definizione è di Macron) e propone
ricette economiche attuate da Thatcher 35 anni fa, sembra aver riaperto i
giochi. Nel Ps, l’ex ministro Arnaud Montebourg, candidato alle
primarie socialiste, afferma che “di fronte a un candidato molto
liberista, duramente liberista, ultra-liberista, è impossibile che noi
abbiamo di fronte un candidato social-liberista” (pensando a Hollande e a
Valls). La sinistra del Ps ha già molti pretendenti all’eventuale
primaria: oltre a Montebourg, Benoît Hamon, Marie-Noëlle Lieneman e
Gérard Filoche, poi è anche in corsa l’ecologista François de Rugy. In
questa confusione, tra i consiglieri di Hollande c’è chi alza la voce
per chiedere l’annullamento delle primarie. Suggeriscono a Hollande di
presentarsi direttamente al primo turno delle presidenziali ad aprile,
senza passare per le forche caudine delle primarie, che potrebbero
segnare una sconfitta cocente per l’attuale presidente. Daniel
Cohn-Bendit afferma che Hollande ha ormai solo la scelta “tra diverse
umiliazioni”. Eppure, al di là del destino di Hollande, con Fillon uno
spazio si è oggettivamente aperto per la sinistra, di fronte alla
minaccia di un purga sociale storica.