lunedì 28 novembre 2016

Il Sole 28.11.16
Brexit
C’è il rischio che diventi una «mission impossible»
di Lucia Serena

Le difficoltà per Theresa May di trovare una “Brexit strategy” si stanno moltiplicando. Per quel che riguarda i contenuti, il Governo non riesce a trovare una linea unitaria sul tipo di relazioni che si dovrebbero negoziare con la Ue al posto della membership attuale. Quanto ai tempi, la data di marzo, che era stata annunciata dalla premier per la notifica, che secondo l’articolo 50 del Trattato Ue innesca il recesso, sembra comunque allontanarsi. Sulle modalità della procedura, poi, il Governo avrà probabilmente assai meno poteri discrezionali di quello che si pensava all’indomani del referendum. Il 3 novembre la High Court inglese ha infatti chiarito che la decisione sulla notifica deve essere adottata non dal popolo, con il referendum, nè dal Governo, con le prerogative della Corona sul piano internazionale, ma dal Parlamento sovrano, con una legge. Il Parlamento inglese difficilmente si esprimerà contro il voto popolare, ma potrebbe rendere la Brexit impraticabile, conferendo al Governo una “mission impossible”, cioè un mandato negoziale molto preciso, che non sia accettabile per gli altri membri della Ue . E questo per quanto riguarda l’Inghilterra, perché la sentenza lascia intendere che qualche problema potrebbe sorgere anche con le Costituzioni scozzese e nordirlandese.
Il Governo inglese ha subito impugnato la sentenza, davanti alla Corte suprema. Quest’ultima si pronuncerà in tempi rapidi, ma sembra improbabile che ribalti la decisione dell’High Court. La Corte suprema, poi, se sorgessero dubbi sull’interpretazione del diritto Ue, sarebbe tenuta, essendo giudice di ultima istanza, a fare un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia Ue, il che allungherebbe i tempi almeno di un anno. Il rinvio a Lussemburgo non è certo, perché la controversia riguarda principalmente problemi di diritto costituzionale inglese, ma potrebbe essere necessario chiedere lumi sull’articolo 50 del Trattato Ue, in particolare sull’irreversibilità della notifica.
Il Governo, dal momento in cui effettua la notifica, ha due anni di tempo per concludere un accordo (o più accordi) sulla disciplina delle relazioni future con la Ue. Dopo di che, a meno che gli Stati europei non concedano una proroga, il negoziato si interrompe e il recesso è automatico. Cioè le relazioni fra Regno Unito e Ue si azzerano. La Corte suprema potrebbe chiedere alla Corte Ue se dopo la notifica, ma prima dello scoccare dei due anni, il Governo, di fronte a un risultato negoziale insoddisfacente, possa ancora cambiare idea, magari dopo un nuovo referendum, revocando la notifica e dunque rimanendo membro. Perché il Governo, il Parlamento e il popolo inglese dovranno misurarsi con le incertezze di un negoziato che può portarli fuori dalla Ue, ma non è affatto detto che li porti dove vorrebbero.
Ordinario di Diritto dell’Unione europea Università di Bologna