Il Sole 25.11.16
Schulz pronto a sfidare Merkel
Il politico tedesco lascia la presidenza dell’Europarlamento per candidarsi al Bundestag
Bruxelles
Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha annunciato ieri
che non intende candidarsi per un ulteriore periodo alla guida
dell’assemblea di Strasburgo. L’uomo politico socialdemocratico ha
deciso di presentarsi alle prossime elezioni in Germania, nel suo Land
natale del Nord Reno-Vestfalia. La sua partenza crea un vuoto alla guida
del Parlamento europeo che rischia di creare tensioni politiche e anche
possibilmente di indebolire la Commissione europea.
La decisione
di Schulz, 60 anni, uomo di polso che ha dato all’assemblea parlamentare
una immagine nuova, giunge dopo che l’uomo politico tedesco ha
presieduto il Parlamento europeo per cinque anni. Due anni e mezzo nella
legislatura passata e altri due anni e mezzo in questa legislatura. Un
accordo tra le principali forze politiche prevede il cambio di
presidente a metà legislatura. In questo senso, il suo mandato scade
ufficialmente nelle prossime settimane.
«L’uomo si è dato un gran
daffare per rafforzare l’immagine del Parlamento – spiega un deputato
che preferisce l'anonimato -. Tutti gli siamo riconoscenti, nonostante
un eccessivo presenzialismo. Nessuno però vuole più in questo momento un
tedesco alla guida dell’assemblea». Per ora, Schulz ha annunciato di
volersi candidare nelle liste Spd del Nord Reno-Vestfalia in occasione
delle prossime legislative. Da tempo, molti osservatori lo considerano
un potenziale candidato cancelliere.
Per ora, da Berlino, la
stampa tedesca parla di lui come di un prossimo ministro degli Esteri,
al posto di Frank-Walter Steinmeier che il 12 febbraio dovrebbe essere
eletto alla presidenza della Repubblica. Un trampolino per una
candidatura alla Cancelleria nelle elezioni di settembre? È possibile,
anche se tradizionalmente capofila del partito è il presidente del
movimento, attualmente Sigmar Gabriel. Una decisione verrà presa dal
partito in gennaio.
La scelta di Schulz rimette in gioco gli
equilibri politici alla guida delle tre principali istituzioni
comunitarie. In teoria, l’accordo non detto tra Popolari e Socialisti
prevede che i Popolari assumano la guida del Parlamento europeo, dopo un
primo mezzo mandato a guida socialista. Tra questi, il francese Alain
Lamassoure e l’irlandese Mairead McGuinness si sono già dichiarati.
Anche l’italiano Antonio Tajani, oggi vice presidente dell’assemblea, è
tra i possibili successori di Schulz.
Attualmente, la Commissione
europea è presieduta dal democristiano lussemburghese Jean-Claude
Juncker (fino al 2019), mentre il Consiglio europeo è guidato dal
liberale polacco Donald Tusk (fino a metà 2017, e con buone possibilità
di rinnovo del mandato). Un Popolare al Parlamento darebbe le tre
istituzioni al centro-destra: una soluzione controversa che i Socialisti
sono poco propensi ad accettare, come ha detto ieri il capogruppo
socialista Gianni Pittella. La partita è quindi complicata.
Peraltro,
la partenza di Schulz rischia di indebolire Juncker. Da un lato, l’ex
premier lussemburghese perde un alleato politico di peso. I due si sono
appoggiati a vicenda in questi due anni dopo essersi confrontati in
campagna elettorale nel 2014 per la guida dell’esecutivo comunitario.
Dall’altro, c’è il pericolo che, alla ricerca di un presidente,
l’alleanza tra Popolari e Socialisti - la quale ha promosso l’arrivo di
Juncker alla guida della Commissione - imploda, con conseguenze
sull’iter legislativo comunitario.