Il Sole 19.11.16
Appello all’Europa
Science for Peace: «I migranti vanno accolti e integrati»
di Stefano Natoli
«Affrontare
le cause alla base dei flussi migratori, creare canali sicuri di
accesso all’Europa, accogliere i migranti e gestire le procedure di
asilo, integrarli nelle nostre società». È l’appello finale che arriva
dall’ottava conferenza mondiale di Science for Peace, l’iniziativa di
mobilitazione organizzata dalla Fondazione Umberto Veronesi in
collaborazione con l’Università Bocconi che si è tenuta ieri nell’aula
magna dell’ateneo milanese e che quest’anno ha acceso i riflettori sul
tema più che mai attuale delle migrazioni e del futuro dell’Europa.
Guest
star dell’evento che si è aperto con un omaggio alla memoria di Umberto
Veronesi – l’oncologo, padre dell’iniziativa, scomparso lo scorso 8
novembre – è stata Emma Bonino. «Il superamento della Legge Bossi-Fini è
la cosa più urgente che dobbiamo fare per garantire una gestione più
ordinata di un fenomeno destinato a durare a lungo», ha detto l’ex
Commissario europeo e ministro degli Affari esteri e delle Politiche
europee. L’esponente del Partito Radicale ha sottolineato la necessità
di colmare «il divario di percezione» che caratterizza il fenomeno
dell’immigrazione vissuta da una parte dell’opinione pubblica «come
un’invasione» mentre i dati reali dicono che il numero di immigrati è
pari a circa l’8% della popolazione. «Aiutarli a casa loro non è così
semplice e prenderà tanto tempo», ha detto ancora la “pasionaria”
radicale sottolineando il fatto che «l’Italia è in declino demografico e
a poche centinaia di chilometri da noi c’è l’esplosione delle nascite».
Ecco allora la necessità di organizzare il fenomeno dell’immigrazione
«in maniera più umana». In questo senso «il metodo scientifico che
abbiamo ereditato da scienziati come Umberto Veronesi ci può aiutare a
resistere a chi fa leva sulle paure delle persone e offre ricette
placebo che non funzioneranno mai».
Il primo dei quattro panel
previsti dalla Conferenza si è concentrato sulle cause politiche,
economiche e ambientali dei fenomeni migratori. «Cause molteplici e
interconnesse» secondo Elisabetta Belloni (segretario generale del
ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale) e
soprattutto «in continua evoluzione». Letizia Mencarini (professore di
demografia all’Università Bocconi) ha sottolinea come le migrazioni
siano «le strategie più antiche di contrasto alla povertà» , mentre
Ferruccio Pastore, direttore del Fieri (Forum internazionale ed europeo
di ricerche sull’immigrazione) ha affermato che «l’Europa continua a
lavorare molto sulle conseguenze e molto poco sulle cause del fenomeno» e
che, dunque, il suo fallimento «oltre che politico è anche
scientifico».
Su questo tasto ha insistito anche Alberto
Martinelli, presidente dell’International Social Science Council: «Solo
una conoscenza scientifica ci consente di affrontare il fenomeno nel
migliore dei modi, permettendoci di sconfiggere l’internazionale del
populismo, dell’ignoranza e delle scorciatoie semplicistiche» che
minacciano l’Europa. Un’Europa che per l’europarlamentare Elly Schlein
(fra i protagonisti del secondo Panel dedicato, appunto, all’Europa)
«manca della volontà politica di suddividere in modo equo gli sforzi
dell’accoglienza dei migranti» e che ora secondo Massimo Livi Bacci
(docente di demografia all’Università di Firenze) ha un problema in più:
l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.
Un’elezione che «renderà più difficile l’accoglienza» e «peggiorerà la
situazione di un’Unione già in difficoltà per colpa della Brexit».
Sulla
necessità di perfezionare il sistema di accoglienza si è soffermato il
primo dei due panel pomeridiani dove Carlotta Sami (portavoce Unhcr per
l’Europa del sud) ha insistito sulla necessità di «lavorare da subito su
integrazione e inclusione» e Fosca Nomis (Save The Children) ha parlato
della drammatica realtà dei 20mila minori non accompagnati (6mila dei
quali irreperibili) «privi di reti di protezione e punti di
riferimento».
Il panel si è avvalso della testimonianza di Giusi
Nicolini, sindaco di Lampedusa, secondo la quale «il modello su cui
puntare è quello diffuso che prevede una rapida redistribuzione dei
migranti sul territorio nazionale».