Il Sole 18.11.16
La corsa all’Eliseo. Valls: Marine Le Pen può vincere
Il premier lancia l’allarme, accreditandosi implicitamente come unico candidato di sinistra con chance di successo
Cresce la pressione perché Hollande non si ricandidi, vigilia di primarie per il centrodestra
di Marco Moussanet
Parigi
«Sì, è possibile che Marine Le Pen vinca le presidenziali dell’anno
prossimo». Rispondendo così a una domanda sull’appuntamento elettorale
che farà della Francia il primo grande Paese europeo ad andare alle urne
in uno scenario internazionale caratterizzato dal doppio shock della
Brexit e del successo di Donald Trump, il premier Manuel Valls, a
Berlino per un forum economico, ha deciso di drammatizzare la
situazione. E, indirettamente, cercato di rafforzare l’idea che sia lui
l’unico esponente della sinistra a poter sbarrare la strada all’estrema
destra. A maggior ragione dopo le polemiche sul libro in cui due
giornalisti di Le Monde hanno raccolto le confidenze del presidente (che
l’opposizione accusa persino di alto tradimento per aver rivelato
segreti di Stato).
Un’ipotesi, quella di Valls, sul tavolo da
settimane e che viene ormai apertamente evocata anche da alcune figure
di primo piano del Governo, storicamente molto vicine a François
Hollande, come i ministri dell’Economia Michel Sapin e della Difesa
Jean-Yves Le Drian. Mentre cresce la pressione nei confronti del
presidente perché faccia un passo indietro e apra la strada a Valls.
Hollande
tentenna. Continua a pensare di potercela fare, di poter invertire la
tendenza, di poter creare la sorpresa. Nonostante i sondaggi gli
assegnino un misero 9-10% al primo turno delle presidenziali (il 23
aprile, con ballottaggio il 7 maggio). Nonostante gli ultimi dati sulla
disoccupazione (in risalita al 10% nel terzo trimestre) facciano
dubitare di una reale inversione di tendenza alla quale ha da sempre
subordinato la candidatura alla propria successione. E nonostante corra
il rischio di una storica umiliazione facendosi battere alle primarie
dei socialisti (22 e 27 gennaio). Dall’ex ministro Arnaud Montebourg. O
magari proprio da Valls, che alla fine potrebbe rompere gli indugi (ha
più volte dichiarato che se Hollande decide di presentarsi lui non lo
farà) e candidarsi ugualmente.
Ma anche per il premier – che alle
primarie socialiste del 2011 arrivò quinto e ultimo, con appena il 5,6%
dei consensi - la strada sarebbe comunque tutta in salita. Avrebbe molta
difficoltà a separare la propria immagine da quella del presidente che
due anni fa gli ha affidato la guida del Governo. Ed è odiato dalla
sinistra del partito. Che potrebbe appunto preferirgli Montebourg. O
addirittura Jean-Luc Mélenchon, il leader della sinistra radicale. Senza
trascurare il fatto che i sondaggi sono disastrosi anche per lui: tra
il 12 e il 14 per cento.
I dubbi saranno comunque sciolti tra meno
di un mese, visto che la scadenza per la presentazione delle
candidature alle primarie del Ps è il 15 dicembre. E forse anche prima.
In
attesa che lo psicodramma socialista abbia un epilogo, l’attenzione è
tutta rivolta all’appuntamento, domenica, con il primo turno delle
primarie del centro-destra. Dalle quali, stando ai sondaggi, dovrebbe
uscire il nome del prossimo presidente della Repubblica. Chiamato a
raccogliere i voti necessari a evitare il salto nel buio di una vittoria
della Le Pen (che dovrebbe virare in testa al primo turno delle
presidenziali con il 27-29%). Va ricordato che il Front National andò al
ballottaggio già nel 2002 (con Jean-Marie Le Pen, favorito dalla
frammentazione della sinistra, con 13 candidati), ma in un contesto
completamente diverso, che impedì al “vecchio leone” di andare oltre il
18% ottenuto al primo turno.
Secondo le ultime rilevazioni, l’ex
premier (e sindaco di Bordeaux) Alain Juppé continua a essere in testa
(con il 36%), ma perde colpi a vantaggio di un altro ex premier,
François Fillon, che in risalita al 22% starebbe ormai tallonando l’ex
presidente Nicolas Sarkozy (al 29%). Tutto dipende dalla partecipazione.
Più sarà alta più Juppé sarà favorito. Mentre Sarkozy sarebbe
avvantaggiato da una partecipazione più ristretta, considerata la
popolarità di cui gode tra i militanti dei Républicains. Con Fillon a
fare appunto da terzo incomodo, da outsider.
A Emmanuel Macron –
che ha fatto la scommessa di correre da solo, con un partito appena
costituito – i sondaggi assegnano il 10-13 per cento. Ma sono precedenti
all’annuncio ufficiale della sua candidatura.