il manifeston 16.11.16
Sbilanciamoci!
Come usare la spesa sociale per i diritti, la pace, il Welfare
Presentata
la "Contro-Manovra". Un progetto a saldo zero e da 40,8 miliardi. La
manovra di Renzi-Padoan è "pasticciata, dalle coperture incerte, piena
di bonus elettorali". Il rilancio del paese parte dall’istruzione, dallo
sviluppo ecosostenibile, dall’economia sociale e solidale. La proposta
del reddito minimo e di una "pensione di cittadinanza" per i "giovani"
di Roberto Ciccarelli
Pasticciata,
dalle coperture incerte, basata su una politica dei bonus e delle mance
in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre. È il giudizio
sul Disegno di Legge di Bilancio 2017 di Sbilanciamoci!, la rete di 47
associazioni che ieri hanno presentato la «contro-manovra» alla Camera
dei Deputati. Una manovra a saldo zero e da 40,8 miliardi di euro che
contiene 115 misure che vanno dal fisco al lavoro, dall’istruzione
all’ambiente, dal welfare all’altra economia, passando per il taglio
delle spese militari pari a 5,5 miliardi di euro.
Per gli
economisti di Sbilanciamoci questa è l’alternativa alla distribuzione di
prebende a ricchi, banche e imprese, i maggiori fruitori delle misure
del governo che ieri ha preannunciato il veto sul bilancio europeo nel
caso in cui l’Unione Europea non finanzi di più immigrazione, sicurezza,
disoccupazione giovanile e ricerca. Lo scontro tra l’esecutivo e la
Commissione Ue sui decimali del deficit avviene dopo avere ottenuto i 19
miliardi della «flessibilità» europea (cioè maggior deficit).
Sbilanciamoci
critica questo uso del deficit che non produce crescita, ma conferma
l’impostazione delle politiche di austerità. Maggior deficit significa,
con le regole attuali, maggiori tagli e meno servizi. Tagli, peraltro,
che non portano i risultati annunciati. Non essendo riuscito a ridurre
la spesa pubblica nel 2016, come aveva promesso, per evitare lo scatto
dell’aumento dell’Iva dal primo gennaio 2017, il governo è stato
costretto a impiegare una cifra enorme (15,1 miliardi) per tenere a bada
la tigre. Si punta, per il prossimo anno, a uno programma di
privatizzazione da cui si pensa di ottenere lo 0,6% del Pil, anche in
questo caso inferiore a quanto preannunciato.
L’incapacità del
governo di disinnescare la mina azionata da politiche di austerità,
mancata crescita e politiche delle mance produrrà conseguenze nefaste
che sono note. Nella contro-manovra di Sbilanciamoci si discute di
ipotesi alternative sulla crescita, tanto invocata, quanto mancante.
Il
centro è una manovra fiscale per redistribuire il reddito e la
ricchezza e diminuire le diseguaglianze. Le proposte porterebbero 21,5
miliardi in cassa, di cui 15,1 per neutralizzare la scatto dell’Iva, 1,4
per ripartire il carico fiscale in senso progressivo, 5 miliardi per un
reddito minimo: 600 euro al mese, 7200 all’anno per un finanziamento
totale di 11 miliardi all’anno per un milione e mezzo di persone. Nella
manovra fiscale è previsto inoltre una riforma della tassazione Irpef
che riduce di un punto le aliquote sul primo e secondo scaglione di
reddito, aumenta l’aliquota dal 41 al 44% sul quarto (fino a 75 mila
euro), al 47,5% sul quinto (fino ai 100 mila euro), al 51,5% oltre i 100
mila euro. Proposta, inoltre, la riduzione delle aliquote Ires per le
imprese, l’abolizione delle addizionali per società di fondi di
investimento, l’abolizione del super e dell’iper-ammortamento per i beni
strumenti di impresa, altra misura-simbolo della manovra di Renzi e
Padoan.
Ulteriori risorse per finanziare una politica sociale
progressiva verrebbero da una Digital Tax per contrastare l’elusione
discale delle multinazionali, dalla maggiore tassazione di beni di lusso
o dannosi, dall’esclusione dall’accesso ai servizi pubblici degli
evasori oltre i 50 mila euro, da una «vera» tassa sulle transazioni
finanziarie. Insieme garantirebbero un gettito aggiuntivo di 4,1
miliardi di euro.
Il totale potrebbe essere usato per una
«politica industriale selettiva» basata sulla ricerca pubblica,
l’assunzione di 25 mila occupati nel settore hi-tech e della conoscenza,
la stabilizzazione dei precari nella P.A. In solo anno, gli economisti
di Sbilanciamoci ritengono possibile recuperare la metà del
taglio-monstre praticato da Berlusconi e Tremonti al bilancio di scuola e
università: 4,8 miliardi su 9,4 tagliati dopo il 2008. Arriverebbero
risorse anche per l’assunzione di 20 mila ricercatori, l’istituzione di
una no tax area per le famiglie degli studenti che dichiarano meno di 23
mila euro di Isee nel pagamento delle tasse universitarie. Prevista
l’abolizione della misura propagandistica pro-referendum del «bonus
cultura» per i neo-diciottenni: 290 milioni inutili invece di istituire
un reddito di base, anche per loro.
Dare un taglio netto con le
politiche energetiche basate sulle energie fossili, trivelle e le grandi
opere, altro must renziano, e privilegiare reti ferroviare regionali,
tramvie e metropolitane (si spera leggere e di superficie) da finanziare
con 1.300 milioni destinati dal governo alle grandi opere.
All’ambiente
e alla sostenibilità dello sviluppo la contro-manovra destina 5,8
miliardi, prevede uscite per 3,9 miliardi e prospetta il contenimento
del consumo del suolo, una strategia della biodiversità e un piano per
la mobilità sostenibile. Oltre a un piano pluriennale per abitazioni
sociali, da finanziare con l’eliminazione della cedolare secca (1,2
miliardi), si prospetta una misura decisiva: una «pensione di
cittadinanza». Sbilanciamoci la destina ai «giovani». In realtà,
considerato il disastro sociale che provocherà il sistema contributivo,
andrebbe prevista per tutti coloro che lavoravano già da prima del 1996,
l’anno della riforma previdenziale. I costi di questa misura sarebbero
sostenibile se restasse invariato – ma non è scontato – il rapporto tra
la spesa pensionistica e un Pil che difficilmente registrerà le
percentuali previste negli anni Novanta.